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Dieci luoghi da non perdere nelle Marche

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Luca Bonora
Da Ancona all'Appennino passando per i borghi e la gastronomia, i tesori della regione
Passione Italia. A fronte del forte momento di difficoltà che il Paese sta attraversando e per ricordarci tutti insieme che possiamo essere uniti anche a distanza, il Touring lancia Passione Italia, una campagna per promuovere il territorio italiano e le sue bellezze. Un invito a tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che ha da offrire il nostro Paese, semplicemente dal computer o smartphone. Scoprite tutti i contenuti sulla sezione dedicata del sito e sui nostri canali social. E contribuite alla mappa della bellezza con #passioneitalia #mappadellabellezza.
 
 
Le Marche non sono semplicemente una regione: già dal nome plurale si intuisce la ricchezza e la varietà di luoghi e di paesaggi. È impossibile perfino scegliere un’immagine che la rappresenti: mare o montagna? Paesi o città? E fra le città, il capoluogo Ancona o Ascoli? O forse Macerata?Di una cosa siamo certi: con una simile varietà, quello che desiderate da una vacanza qui potete trovarlo. Ecco la nostra personale classifica di dieci luoghi da vedere nelle Marche, quelli secondo noi memorabili.
 
Una piccola nota. Sappiamo che le classifiche non accontentano tutti (noi stessi avremmo almeno altre dieci destinazioni da consigliare...), quindi vi invitiamo a prendere questa notizia anche come un invito ad aggiungere altri luoghi, altre esperienze che consigliate ai lettori. La sezione commenti è aperta: lasciate i vostri suggerimenti!
 

1. ANCONA
Partiamo dal capoluogo, e lo facciamo proprio perché pur essendo la città amministrativamente più importante, non ha mai avuto particolare allure turistica. E invece Ancona non è solo un porto industriale fra i più importanti del Mediterraneo, è anche una cittadina sorprendentemente bella. Sapevate, per esempio, che è l’unica città in Italia dove, per la sua particolare conformazione a gomito, il sole sorge e tramonta sul mare? Molto suggestivi sono poi il Lazzaretto, una fortezza pentagonale sul mare oggi diventata spazio espositivo, e l’Arco romano, anch’esso affacciato sull’Adriatico. E poi Ancona ha una spiaggia nel centro storico e una pinacoteca tutta da scoprire. Insomma, va riscoperta. Magari dopo aver letto il nostro reportage.
 

2. FABRIANO,  CITTÀ DELLA CARTA
Il nome di Fabriano è storicamente legato alla fabbricazione della carta e all'invenzione della filigrana: iniziata tra il 1100 e il 1200, l'industria si sviluppò soprattutto tra Tre e Quattrocento. Il Museo della Carta e della Filigrana, che racconta la storia della produzione cittadina, è allestito all'interno del complesso di S. Domenico. Durante la visita si possono vedere "dal vivo" tutte le fasi della lavorazione ed è particolarmente consigliata se siete in compagnia di adolescenti e bambini.

Ultimo lembo della Marca d'Ancona a ridosso dell'Umbria, Fabriano è circondata da un paesaggio verde e naturalisticamente splendido. Conserva ancora oggi la struttura medievale, raccolta intorno alla scenografica piazza del Comune, di forma quasi triangolare, su cui si affacciano i più importanti palazzi cittadini: fra questi spicca il gotico Palazzo del Podestà, che ha di fronte la fontana Sturinalto a base ottagonale. Una passeggiata nel centro, lungo vicoli e vie del reticolo urbano di impianto medievale, regala scorci di grande suggestione e permette di soffermarsi in particolare su alcuni complessi monumentali che ospitano le eccellenze museali fabrianesi, come il meno noto Museo del Pianoforte storico.
 

3. URBINO
Urbino è la città natale di Raffaello Sanzio, il grande artista rinascimentale di cui ricorre proprio quest’anno il cinquecentenario della morte. Importanti tracce della sua vita e della sua arte si ritrovano nella Casa Natale e naturalmente a Palazzo Ducale (per saperne di più vi consigliamo di leggere questa notizia).

Ma soprattutto, Urbino è l’eredità artistica e culturale dei Montefeltro, la famiglia che regnò sul nord delle Marche durante il rinascimento. Magnifiche le due piazze contigue quella del duca di Montefeltro e quella del Rinascimento, su cui si affacciano il Palazzo Ducale, il Municipio, il Duomo, la chiesa di S. Domenico e l’Università. Capolavoro di architettura rinascimentale, Palazzo Ducale ospita la Galleria nazionale delle Marche, sicuramente la collezione d’arte più importante e ricca della regione, con opere di Piero della Francesca e altri maestri che furono ospiti alla corte dei Montefeltro, oltre allo stesso Raffaello. Per approfondire, qui il nostro reportage sulla città e il suo legame indissolubile con Raffaello.
 

4. LE GROTTE DI FRASASSI
Le Grotte di Frasassi sono le più conosciute e visitate fra le grotte turistiche italiane. Con più di 13 km di gallerie e sentieri aperti agli speleologi, uno dei percorsi sotterranei più grandiosi e affascinanti del mondo: la grande Grotta del vento, i laghetti sotterranei, le stalattiti calcaree candide come la neve sono alcune delle tappe più suggestive. Particolarmente emozionante è l'abisso Ancona, una gigantesca cavità sotterranea (tra le più grandi nel mondo) lunga 180 metri, larga 120 metri e alta 200 metri, abbastanza da contenere il Duomo di Milano.

Oltre al percorso di visita turistico è possibile scegliere percorsi avventura di diversa difficoltà, accompagnati da esperti speleologi. Le grotte si trovano nel Comune di Genga, Bandiera arancione Tci nell'entroterra di Ancona.
 

5. LA PIAZZA DI ASCOLI PICENO
Sorprendente, elegante e riservata: Ascoli Piceno è uno scrigno di tesori. Piccola comunità, 50mila abitanti, con un centro storico che si gira comodamente a piedi, il mare a 30 km e l'Appennino anche a meno, secondo le cronache medievali era la città delle duecento torri. Oggi è chiamata più modestamente città delle cento torri, e in effetti non siamo lontani da quel numero. Una delle più belle è la Torre degli Ercolani, sul Palazzetto Longobardo.

È proprio nel medioevo che la città inizia ad assumere quell'impianto architettonico urbanistico che si può ammirare ancora oggi. Merito anche del travertino, la pietra chiara utilizzata per la maggior parte dei suoi palazzi storici. Il centro storico si sviluppa lungo l'asse di corso Mazzini e il quasi parallelo corso Vittorio Emanuele, poi (o prima, a seconda della direzione) via Angelini. In poche centinaia di metri la città regala un susseguirsi di chiese, palazzi, musei (quello archeologico, ma anche la Pinacoteca civica, la più importante e ricca della regione), il teatro romano, la loggia dei Mercanti.

E poi c’è piazza del Popolo, in stile rinascimentale, non grande ma di una bellezza armoniosa unica, di giorno e di notte. Vi si affacciano il Palazzo dei Capitani del Popolo, cui deve il nome, e la chiesa gotica di S. Francesco. La sistemazione della piazza rappresenta l'esatta applicazione dei principi teorici di Filarete ed Alberti che riprendendo le teorie vitruviane prevedevano piazze rettangolari, con una proporzione di 1:3 tra larghezza e lunghezza e circondate da portici. La formula matematica della bellezza.
 

6. LE CITTÀ SEGRETE
Se Ascoli Piceno è nota in Italia, se non altro almeno come patria delle olive ripiene, ci sono altri due capoluoghi marchigiani bellissimi dal punto di vista storico e architettonico che però non hanno la notorietà che meritano, e sono Macerata e Fermo. Entrambe condividono l’uso della pietra chiara, quel travertino che è tratto distintivo della regione e che conferisce agli edifici storici coerenza ed eleganza.

A Macerata piazza della Libertà è il cuore della città e su di essa si affacciano il Palazzo dei Priori, il cinquecentesco Palazzo della Prefettura, la Torre dell’orologio, la chiesa di S. Paolo e il teatro Lauro Rossi. Poco distante c’è un Palazzo dei Diamanti (Palazzo Mozzi), omonimo di quello più celebre ferrarese, con il quale condivide la magnifica facciata a bugnato. Ma l’edificio più caratteristico di Macerata è il grande Sferisterio, costruito nell’Ottocento come stadio per il “pallone al bracciale”, allora molto in voga, e diventato poi uno dei più spettacolari e ricercati palcoscenico per la lirica, con una stagione estiva tra le più importanti d’Europa.
 
Anche Fermoè una città segreta: salendo al centro storico, si ammira la piazza del Popolo, lunga e stretta, fiancheggiata da portici e chiusa all’estremità opposta da Palazzo degli Studi e Palazzo dei Priori, che ospita i musei civici. Quando ci arrivi pensi di essere alla sommità del colle su cui sorge Fermo, e invece ancora più su c’è la cattedrale gotica che da piazza del Girifalco domina tutto l’abitato. A pochi passi dalla piazza, seminascosta nelle strette vie che riscendono, ci sono le cisterne romane, un sistema di cunicoli anticamente adibiti alla raccolta dell’acqua piovana, oggi visitabili e all’occasione sede espositiva. Si estendono su 2.200 metri quadrati e sono le più vaste d’Europa assieme a quelle di Istanbul. Un luogo imperdibile e fuori dal tempo.
 

7. I PRODOTTI TIPICI
Abbiamo citato le olive ascolane, conosciutissime, ma l’elenco dei prodotti tipici marchigiani è davvero lungo. E non si limita a quelli enogastronomici: in questa regione si trova infatti il più importante distretto calzaturificio d’Europa, con marchi come Prada e Della Valle. Fra i prodotti gastronomici ricordiamo il tartufo bianco dei Sibillini, che ha in Acqualagna la sua piccola capitale; fra i vini, sicuramente il verdicchio, vino simbolo di questa regione, che si divide a sua volta in verdicchio dei castelli di Jesi e verdicchio di Matelica. Per saperne di più sui vini e le cantine della regione, potete leggere la nostra news dedicata; mentre qui trovate uno spaccato delle tipicità marchigiane, dalla mela rosa dei Sibillini fino al piccolo ma particolarissimo Museo del cappello di Montappone, che celebra un vanto dell’artigianato locale.
 

8. LORETO E I LUOGHI DELLA FEDE
Per afflusso di fedeli e pellegrini è seconda solo a Lourdes, in Portogallo. Stiamo parlando della Santuario della Santa Casa della Madonna di Loreto, a sud di Ancona, vicinissimo a Recanati, città natale di Giacomo Leopardi (altra tappa da segnare in agenda...). Secondo la tradizione, gli angeli avrebbero trasportato qui in volo dalla Palestina la casa di Gesù a Nazareth nel XIII secolo, facendolo diventare immediatamente un luogo di culto e pellegrinaggio. È nel 1469 che papa Paolo II fa costruire a protezione della casa la basilica-fortezza che oggi possiamo ammirare e visitare, terminata nel 1587 con una sontuosa facciata tardorinascimentale.

Per la loro importanza storico-artistica, oltre che per la valenza religiosa, vanno segnalati anche il santuario di S. Nicola a Tolentino, quello di S. Maria Goretti a Corinaldo, quello di S. Maria in Castagnola a Chiaravalle. E per la magnifica posizione panoramica l’eremo di Fonte Avellana, ai piedi del monte Catria, nell’entroterra di Pesaro.
 

9. GRADARA E LE BANDIERE ARANCIONI TCI
Una doppia cinta muraria intervallata da torri merlate, lunga 700 metri, racchiude il centro storico di Gradara, piccola località nell’estremo nord delle Marche. Il colpo d’occhio è straordinario, per uno dei borghi medievali meglio conservati d’Europa. Per saperne di più su questa località Bandiera Arancione e la sua propensione al gioco, potete leggere il nostro reportage.

Nelle Marche le località certificate dal Tci come piccoli borghi di eccellenza sono ben 19, tutte da scoprire. Molti sono piccoli borghi fortificati di epoca medievale-rinascimentali in posizione panoramica, come Monterubbiano (Fm), Acquaviva Picena (Ap), Corinaldo (An), Mondavio (Pu), oppure porte per scoprire l’area dei Monti Sibillini, come Valfornace (Mc), Sarnano (Mc) e San Ginesio (Mc), o ancora ospitano importanti luoghi d’arte e di culto come le abbazie di Chiaravalle di Fiastra a Urbisaglia (Mc) o quella di S. Firmano a Montelupone (Mc), o ancora il Santuario della Madonna di Macereto a Visso (Mc). O, per i più curiosi, il vicolo più stretto d’Italia, 43 cm, che è a Ripatransone(Ap). Per approfondire e organizzare una visita, www.bandierearancioni.it.
 

10. IL MARE DEL CONERO
Le Marche sono un susseguirsi di spiagge basse e sabbiose, proseguimento naturale della costa adriatica della Romagna. Poi d’improvviso si erge quasi dal nulla il promontorio del monte Conero, sul quale dove sorge la città di Ancona, e il paesaggio cambia radicalmente: è l’unico tratto di costa rocciosa calcarea da Trieste al Gargano. Proprio fra Ancona, Sirolo e Numana troviamo il mare più bello della regione: il Conero (che è anche un parco regionale) regala scogliere di 500 metri a picco sul mare, con minuscole spiaggette di ciottoli bianchi, come bianca è la pietra che caratterizza questa montagna. E’ in qualche modo una sintesi della bellezza delle Marche, terra di mare e di montagna insieme.
 


INFORMAZIONI
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30 Aprile 2020

In Piemonte, itinerario di gusto, storia e natura tra Acqui Terme e Roccaverano

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Luca Sartori
La Bollente, i grandi vini, la celebre robiola e i tesori dell'epoca romana
 
Passione Italia. A fronte del forte momento di difficoltà che il Paese sta attraversando e per ricordarci tutti insieme che possiamo essere uniti anche a distanza, il Touring lancia Passione Italia, una campagna per promuovere il territorio italiano e le sue bellezze. Un invito a tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che ha da offrire il nostro Paese, semplicemente dal computer o smartphone. Scoprite tutti i contenuti su www.touringclub.it/passioneitalia e sui canali social dell'associazione. E contribuite alla mappa della bellezza con #passioneitalia #mappadellabellezza.     

 
È una terra di colli e pendii, vallate morbide e dolci.È un susseguirsi di valloni attraversati da corsi d’acqua, separati da alture rivestite da boschi e vigneti. È una zona disseminata di torri e castelli, piccoli borghi arroccati e cittadine ricche di storia. Èquell’angolo di Piemonte che si stende tra la Langa Astigiana e le terre dell’Acquese, quella zona di Piemonte dove i monti delle terre d’Asti si mescolano con le valli di Alessandria, a due passi dall’entroterra ligure.
 
Acqui Termeè la capitale di questa parte di provincia alessandrina,Roccaveranoè invece il centro principale della Langa Astigiana. La prima è la capitale di una zona che regala al mondo un delizioso vino rosso dolce, il Brachetto d’Acqui. La seconda è il borgo dove si produce una delle robiole più apprezzate d'Italia. Dalla prima destinazione alla seconda si svolge il nostro itinerario.
 
Acqui Terme, l'acquedotto romano / Getty Images
 
ACQUI TERME, LA BOLLENTE E IL BRACHETTO
Quattro archi e due pilastri dell’acquedotto augusteo costituiscono la testimonianza più importante dei tempi romani di Acqui Terme, centro commerciale e industriale della zona meridionale della provincia di Alessandria.
Rinomata fin dall’antichità per le sue acque termali a base sulfurea, era la capitale dei liguri statielli, diventò romana nel 172 a.C. divenendo Aquae Statiellae. Furono i frequentati centri termali a regalargli, durante il periodo imperiale, la massima prosperità. Importante centro sotto i franchi, nel XII divenne libero comune sempre in lotta con Alessandria, Asti e Genova, passando, alla fine del XIII secolo, al marchesato del Monferrato fino all’annessione al ducato dei Savoia agli inizi del XVIII secolo. Oggi è un importante centro turistico termale e una meta del turismo enogastronomico regionale.
 
Capitale di uno dei vini dolci più apprezzati, il Brachetto d’Acqui, dall’intenso colore rosso rubino o porpora, dal profumo delicato e aromatico, che richiama ai sentori della frutta rossa e della rosa, Acqui Terme è anche terra del Dolcetto, altro prestigioso vino rosso piemontese, di tartufi e di ottima pasticceria con i deliziosi baci e gli amaretti.
 
Vigna dell'Astigiano / foto Getty Images
 
La città propone importanti tesori medievali a cominciare dalla grandiosa Basilica di San Pietro, di origine paleocristiana, sormontata da un campanile ottagonale. Altro importante esempio di architettura romanica è il Duomo dell’Assunta, risalente all’XI secolo, con tre absidi semicircolari, il tiburio ottagonale e un campanile a cinque piani, con l’interno contraddistinto dalle cinque navate riccamente decorate, dalla suggestiva cripta e il bel pulpito di epoca rinascimentale. Da vedere anche il trecentesco chiostro della canonica e il Palazzo Vescovile. Su un’altura sorge il Castello dei Monferrato, risalente all’XI secolo, distrutto nel Seicento e successivamente riedificato, per essere poi restaurato nell’Ottocento, che custodisce il Civico Museo Archeologico che custodisce reperti romani provenienti da scavi locali.
 
Imperdibile la Fontana della Bollente, tra le principali attrattive della città e simbolo della stessa in quanto emblema della sua antica storia come stazione termale. Già molto nota in epoca romana sorge oggi nel cuore di Acqui in quello che è un autentico salotto cittadino, spesso utilizzato per spettacoli e eventi culturali. La Bollente si presenta come un basso tempio a forma ottagonale, con al centro una sorgente di acqua salso-bromo-iodica che sgorga in modo naturale alla temperatura di ben 74 gradi con la portata di oltre 550 litri al minuto, utilizzata soprattutto insieme ai fanghi negli stabilimenti di cura termali per le sue proprietà curative di malattie tra cui i reumatismi, artrosi e quelle legate al sistema respiratorio. Alla visita di quest’ultima si può unire una passeggiata tra i vecchi portici di via Saracco, sotto i quali si possono vedere i resti di un pavimento a mosaico di epoca romana.
 
La Bollente / Getty Images
 
DA ACQUI TERME A BISTAGNO A MOMBALDONE
Lasciamo Acqui Terme per dirigerci a Roccaverano. La prima tappa è Bistagno, sede della Gipsoteca “Giulio Monteverde”, dove sono raccolti 30 gessi monumentali dello stesso scultore. Proseguiamo tra campi coltivati e scorci collinari fino a Montechiaro d’Acqui, e superata la frazione Piana si prosegue alla volta di Mombaldone, unico villaggio dell’Alta Langa ancora cinto da mura, dominato dal castello che lo divide in due zone distinte, entrambe ricche di edifici di origine medievale.
 
Tra i tesori del borgo antico vi sono la porta di accesso al ricetto, caratterizzata da un bell’arco gotico, e la chiesa parrocchiale settecentesca di San Nicolao, dalla curiosa forma a pianta esagonale, mentre il territorio circostante è caratterizzato da vaste aree coltivate a vigneto, boschi di cerri, castagni e querce e pascoli premontani. Lasciato Mombaldone saliamo al borgo di Roccaverano.
 
Mombaldone / Getty Images
 
ROCCAVERANO, TERRA DI PANORAMI E DELLA MITICA ROBIOLA
Piccola capitale della Langa Astigiana, a 759 metri di altitudine Roccaverano ne è il borgo più alto e rappresentativo, immerso in uno straordinario scenario di boschi, pascoli e cascine. Panoramico centro di villeggiatura ha nella parrocchiale dell’Assunta, dall’armoniosa facciata tripartita da lesene, la sua massima espressione architettonica. Davanti alla chiesa vi sono i resti del castello duecentesco.
 
La celebrità di questo borgo dell’estremo lembo meridionale delle terre astigiane è legata alla sua robiola. La Robiola di Roccaverano Dopè un formaggio a pasta morbida prodotto con latte caprino oppure caprino e bovino, realizzato artigianalmente nel territorio situato nei pressi del paese di Roccaverano. Le sue origini risalgono ai Celti che, stabilitisi in Liguria, iniziarono a produrre un formaggio molto simile a quello realizzato oggi. Di tale formaggio si fa menzione nelle cronache dell’anno Mille. Nella versione fresca ha una consistenza cremosa e morbida, in quella stagionata il sapore è deciso presentando una consistenza morbida e leggermente compatta. Il celebre formaggio di questo borgo è una delle tante eccellenze delle terre di langa, terra generosa e mitica, famosa in tutto il mondo.
 
Roccaverano / Getty Images
 
NELLE LANGHE CON IL TOURING
I borghi Bandiera arancione

Come già accennato, molti paesi delle Langhe si possono fregiare della Bandiera arancione Tci, il riconoscimento che il Touring Club Italiano assegna ai piccoli borghi dell'entroterra che si distinguono per la loro qualità turistico-ambientale. Per avere maggiori informazioni, basta consultare il sito www.bandierearancioni.it. Ecco le schede dei borghi della zona: Gavi, Sassello, Bergolo.
 
Le guide del Touring Club Italiano
- La nuova Guida Verde Piemonte 2020, Guida Verde Langhe Roero e Monferrato (2017) e Guida Verde Pocket Langhe e Roero (2019) da acquistare scontate online sul nostro store: la spedizione è gratuita!
 
 
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13 Maggio 2020

In Abruzzo, per camminare sul Regio Tratturo da Collepietro a Navelli

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Un itinerario consigliato dai consoli abruzzesi del Touring Club Italiano
Passione Italia. A fronte del forte momento di difficoltà che il Paese sta attraversando e per ricordarci tutti insieme che possiamo essere uniti anche a distanza, il Touring lancia Passione Italia, una campagna per promuovere il territorio italiano e le sue bellezze. Un invito a tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che ha da offrire il nostro Paese, semplicemente dal computer o smartphone. Scoprite tutti i contenuti sulla sezione dedicata del sito e sui nostri canali social. E contribuite alla mappa della bellezza con #passioneitalia #mappadellabellezza.     
 
Il percorso seguente è stato consigliato dai consoli abruzzesi del Touring Club Italiano; le foto sono di Elio Torlontano.

Il Regio Tratturoda Collepietro a Navelli, in Abruzzo, percorre la cresta della Serra di Navelli regalando spettacolari panorami della piana, delle valli di Capestrano e Peligna, della Majella, del Sirente Velino, del Gran Sasso. Qui si rinvengono numerosi cippi numerati (titoli tratturali) di epoche diverse, ancora al loro posto a segnare il tracciato, e resti antichissimi di fortificazioni a presidio del tratturo. Si tratta di una parte del Regio Tratturo Centurelli-Montesecco, che in 120 km collegava e ancora collega la Puglia con l'Abruzzo, sulle orme dei pastori transumanti. 
 

Panorama su Navelli e Civitaretenga

Il percorso a piedi inizia a Collepietro, da quota m 850 circa della chiesa della Madonna del Buonconsiglio. Raggiunge la sommità della Serra di Navelli a quota m 967 e, da qui, scende ai piedi dell’abitato di Navelli a quota m 680, alla Cona di Croce, punto d’arrivo a lato della SS 153 e del suo vecchio tracciato che porta a Capestrano. Il percorso sviluppa circa 8 chilometri. Il tempo di percorrenza è di 3h e 30'.
 
​Chiesa tratturale della Madonna del Buonconsiglio a Collepietro

Una rara esperienza è seguire l'itinerario nello stesso periodo in cui le greggi intraprendevano il lento e lungo viaggio di ritorno ai pascoli estivi con i pastori, dopo mesi di lontananza, ansiosi di riabbracciare le proprie donne. Il ritorno dei pastori dalla Puglia poteva avere inizio dal 25 aprile, non prima; così stabiliva la Dogana delle pecore. E non è difficile immaginarli ansiosi di ricongiungersi alle proprie famiglie, con le greggi che già fiutavano i profumati pascoli montani.
 

Termine tratturale
 
Nei dintorni è consigliata la visita di Navelli, l’antico paese dalle mille finestre famoso per la produzione di zafferano, e dei tanti monumenti presso Civitaretenga, frazione di Navelli: le chiese della Madonna dell’Arco, della Madonna delle Grazie, di Sant’Egidio e del convento di Sant’Antonio, tutte testimonianze delle esigenze spirituali delle popolazioni legate all’economia pastorale e alla pratica della transumanza. Consigliati a Navelli anche il ristorante Crocus e una visita all’Azienda agricola Alfonso Papaoli, in via Spiagge Piccole 2, produttrice di zafferano, legumi e cereali. 
 

In cammino, vista Gran Sasso
 
INFORMAZIONI
- Informazioni turistiche sulla regione Abruzzo sul sito www.abruzzoturismo.it.
- Per scoprire l'Abruzzo niente di meglio che partire dalle guide del Touring Club Italiano, acquistabili scontate dal sito www.touringclubstore.com. Segnaliamo la Guida Verde Abruzzo, con percorsi d'autore di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri.
- Per tutte le informazioni sulle Bandiere arancioni in Abruzzo si può visitare il sito www.bandierearancioni.it

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12 Maggio 2020

A Roma, alla scoperta dei segreti del Rione Prati

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Raffaele Focarelli
Tra villini liberty, teatri andati in fumo e ricordi di giardini, in un quartiere nato dal nulla dopo l'Unità d'Italia
Passione Italia. A fronte del forte momento di difficoltà che il Paese sta attraversando e per ricordarci tutti insieme che possiamo essere uniti anche a distanza, il Touring lancia Passione Italia, una campagna per promuovere il territorio italiano e le sue bellezze. Un invito a tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che ha da offrire il nostro Paese, semplicemente dal computer o smartphone. Scoprite tutti i contenuti sulla sezione dedicata del sito e sui nostri canali social. E contribuite alla mappa della bellezza con #passioneitalia #mappadellabellezza.     
 
In quest'articolo il nostro socio volontario Raffaele Focarelli ci porta alla scoperta del rione Prati a Roma, ricchissimo di storie e curiosità, meta di passeggiate organizzate lo scorso anno del Club di territorio della Capitale.
 

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Pratiè uno dei quartieri umbertini di Roma più affascinanti; è stato così già dalla sua nascita subito dopo la presa di Roma. Parte del suo successo è certamente dovuto alla sua posizione: il Tevere lo divide dall’antica città rinascimentale rendendola visivamente vicina ma difficile da raggiungere. Fino alla costruzione dei nuovi ponti post-unitari, a fine Ottocento, per raggiungere Prati o si faceva un lungo percorso passando da Ponte di Castello (oggi ponte Sant’Angelo) ed attraversando il Rione Borgo o ci si avventurava su piccole e instabili barchette, che fungevano da traghetto. Noto era il «ferro-botte» del barcaiolo Toto Bigi, detto “Bocalone” per la sua abitudine a fare grandi bevute. Il traghetto di Toto era al porto di Ripetta ed era individuabile dalla scritta: «Qui ci passa la barchetta».

Fino alla presa di Roma del 1870 Prati di Castello era un’area agricola alle spalle di Castel Sant’Angelo, in epoca romana fu luogo di delizie, poiché vi erano grandi e lussuosi giardini patrizi. Nel medioevo vi erano campi ed orti dove, non di rado, vi si accamparono gli eserciti nemici che assediavano la città. Era anche il luogo dove tradizionalmente ci si recava per fare merende e bisbocce seduti sull'erba o sulle panche delle osterie rustiche. È forse per questa atavica associazione allo svago che il Rione diventò, dall’inizio, sede di luoghi deputati al divertimento. 

Il primo Piano regolatore di Roma Capitale, del 1873, non comprendeva l’edificazione di Prati ma, per il forte interesse dei proprietari dei terreni, fu prevista una speciale deroga con un progetto esterno al piano. Ricorda Italo Insolera:  “...Prati fu gettato nell’avventura della speculazione: nel 1873 i terreni del Consorzio dei Proprietari di Prati valevano da 3 a 7 lire al metro quadrato; dieci anni dopo saranno valutati a 75 lire” (Roma moderna). Sarà il Piano del 1883 che inserirà ufficialmente l’area nel progetto urbanistico della città. 

La Giunta Comunale di Roma dettò una indicazione precisa per il nuovo quartiere: evitare la visuale prospettica della cupola di San Pietro. Siamo nell’Italia post-unitaria, con governi laici ed anticlericali, un Papa che si sentiva ingiustamente ed arbitrariamente espropriato del suo Stato e un re scomunicato; rapporti non certo facili tra Chiesa e Stato. Questo spiega perchè le lunghe vie del quartiere furono tracciate in modo da evitare la prospettiva della cupola vaticana.

IL PALAZZACCIO E LA BAMBOLINA

La nostra passeggiata inizia a Piazza Adriana, davanti alla Casa Madre dei Mutilati e Invalidi di Guerra , uno dei pochi edifici costruiti nel quartiere sotto il regime fascista. Iniziata nel 1925 su progetto di Marcello Piacentini fu successivamente ampliata e terminata nel 1936 con la costruzione della facciata verso il lungotevere. Il palazzo fu voluto dall’Associazione Nazionale dei Mutilati e Invalidi di Guerra, costituita nel 1917 per riunire tutti gli invalidi della Grande Guerra; oggi ospita alcuni uffici del Ministero della Giustizia.

La Casa Madre dei Mutilati e Invalidi di Guerra, Roma

Il grande palazzo bianco che gli sorge affianco e prospetta sul Lungotevere è il “Palazzaccio”, così lo chiamarono ed ancora lo chiamano i romani a ricordo della sua funzione: sede dei Tribunali. Dalla prospettiva di Piazza dei Tribunali, antistante il Palazzo e prospicente il Tevere, si coglie in pieno l’imponenza dell’edificio coronato dalla grande quadriga bronzea di Ettore Ximenes. Oggi il Palazzo ospita la Corte Suprema di Cassazione. Completamente rivestito in travertino poggia su una struttura in cemento armato. Edificato su terreni alluvionali, rischiò di crollare negli anni ’70 per la sua massiccia e pesante mole. La sua costruzione fu travagliata sin dall’inizio, nel 1889, quando l’architetto Guglielmo Calderini subì pesanti critiche: evidente fu da subito che costi e tempi non sarebbero stati rispettati. Il peso eccessivo del palazzo comportò una variazione del progetto in corso d’opera, e l'edificio perse così parte del piano di coronamento. Solo dopo 22 anni, nel 1911, il re Vittorio Emanuele III lo inaugurò.

Il "Palazzaccio", sede della Corte Suprema di Cassazione, Roma - foto Wikipedia Commons

Durante i lavori di scavo per le fondazioni vennero alla luce diverse tombe e reperti archeologici; in particolare fu ritrovata, accanto ai resti di una giovane donna, Crepereia Tryphaena, una bellissima bambolina d’avorio con le articolazioni snodabili, che è oggi esposta nel Museo Centrale Montemartini di Roma. Allora il ritrovamento della giovane romana con accanto la sua bambola commosse molto i romani.


La bambolina di Crepereia Tryphaena - foto Wikipedia Commons

UNA TERRAZZA AFFACCIATA SUL TEVERE
Continuando la nostra passeggiata sul Lungotevere incontriamo la Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio. La sua facciata bianca in stile neogotico è opera dell’architetto Giuseppe Galando, è ricoperta di guglie e statue ed è tutto realizzato in cemento. È chiamata il “Piccolo Duomo”, evidente il richiamo estetico alla marmorea facciata del Duomo di Milano. Fu costruita per volontà del padre missionario Victor Jouet che morì prima della inaugurazione del 1917. All’interno della Sacrestia si trova il Museo delle Anime del Purgatorio, singolare ed originale  raccolta di particolari e suggestive “testimonianze” della presenza di queste ultime.
 
Subito dopo arriviamo alla via principale del primo nucleo rionale, edificato a cominciare dal 1873: la via Vittoria Colonna; dal momento della realizzazione, e per tutta l’epoca monarchica, fu la via Reale. Secondo i proprietari delle aree edificabili, questa strada doveva rappresentare il punto di accesso principale al quartiere, collegando il nuovo abitato con l’antico Rione di Campo Marzio attraverso il prolungamento costituito dal ponte di ferro di Ripetta, realizzato e inaugurato nel 1879. Era una connessione provvisoria in attesa della realizzazione del ponte Cavour, previsto dal piano regolatore del 1883. Malgrado l’attraversamento fosse a pagamento (5 centesimi), essendo privato il finanziamento della costruzione, era sempre molto affollato di persone e di carrozze che, spesso, facevano la fila per transitare; ne sono testimonianza le foto d’epoca e i filmati dei Fratelli  Lumière. 

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento questa area era una grande “terrazza” affacciata sul Tevere e con vista sulla città antica. Vedendola oggi, sempre congestionata dal traffico delle auto e con le “buche” dei sottovia del Lungotevere, sembra impossibile che qui si veniva a passeggiare, a sedersi ai caffè, a fare i bagni al fiume e a godere degli spettacoli teatrali o di varietà che, sul gusto parigino della Belle Époque, venivano rappresentati nei due teatri di quartiere. Il primo, progettato da Eugenio Venier, fu l’Alhambra, all’angolo tra via Vittorio Colonna ed il lungotevere dei Mellini. Aveva una sala molto vasta, rettangolare, sormontata da due gallerie, i posti di platea potevano essere tolti per trasformarla in pista da ballo, come avvenne il 2 gennaio 1880 data dell’inaugurazione. Il teatro fu realizzato in legno ed aveva una esotica copertura a cupolette. Nel 1902 un incendio lo distrusse e non fu riedificato.

Sull’area fu costruito, dall'architetto Luca Carimini, il palazzo per l’alsaziana famiglia Blumensthil, il cui primo rappresentante italiano fu Bernardo, imprenditore e cofondatore, nel 1880, della "Società Italiana per le Condotte d'Acqua”. Attualmente ospita la sede dell'Istituto Polacco di Cultura e dell’Ambasciata lituana. La facciata principale del palazzo è sul Lungotevere ed è caratterizzata da un elegante attico-belvedere incentrato nella loggia a timpano classico a tre serliane. L’entrata presenta un triplice ingresso sovrastato da un lungo balcone che poggia su quattro colonne. A piano terra del palazzo, nel 1924, fu aperto il Gran Caffè Esperia; venduto nel 1939 alla famiglia Ruschena cambiò il nome in Caffè Ruschena. Fu da subito uno dei più eleganti e raffinati luoghi di ricevimento della capitale, frequentato da celebrità come Fellini, Mastroianni, Sordi.


Il palazzo Blumensthil, Roma - foto Wikipedia Commons

IL TEATRO ADRIANO E LA CHIESA VALDESE
Continuando lungo la via si possono ammirare bei palazzi commissionati, alla fine del XIX secolo, dalle facoltose famiglie di imprenditori che avevano nella capitale i loro affari. Uno dei più pregevoli è palazzo Odescalchi-Simonetti, in un bello stile neorinascimentale. All’angolo tra la strada e Piazza Cavour sorge un altro palazzo di pregio, di forme vagamente parigine: è palazzo De Parente, realizzato in stile ecclettico da Gaetano Koch nel 1890. 

Raggiunta Piazza Cavour ci spostiamo al centro, sotto la statua di Camillo Benso Conte di Cavour che campeggia isolata e maestosa su un piedistallo ornato da simboli patriottici e risorgimentali della neonata Italia. La statua, opera dello scultore Stefano Galletti, fu posta qui nel 1895 con una solenne cerimonia inaugurativa alla presenza del re Umberto I e della regina Margherita. Lo sguardo corre tutto intorno e la maestosità della incombente facciata posteriore del “Palazzaccio” relega in secondo piano altri due interessanti monumenti: il teatro Adriano e la chiesa Valdese.  

Il Teatro Adriano fu realizzato su progetto di P. Rinaldi ed inaugurato nel 1898. L’attuale edificio è la seconda costruzione poiché la prima, realizzata in legno nel 1894, subì la stessa sorte distruttiva del teatro Alhambra. Andò a fuoco dopo solo sette mesi, la notte del 13 gennaio del 1895, subito dopo la rappresentazione del grande Ballo Excelsior (con un corpo di ballo imponente di circa 400 elementi che misero in scena le grandi invenzioni dell’Umanità come la pila di volta, la lampadina di Edison, il telegrafo, ecc.). Il vecchio edificio non sorgeva sul luogo dell’attuale ma su quello occupato oggi dalla chiesa Valdese. 

La costruzione della chiesa Valdese iniziò nel 1911 su progetto degli architetti Rutelli e Bonci. Terminò nel 1913 e fu inaugurato con culto solenne il 8 febbraio 1914. È un vero centro religioso polifunzionale, con sala per conferenze, biblioteca, aule per riunioni, palestra, appartamenti per i religiosi e le loro famiglie e una sede per l'assistenza sociale. Lo stile è neoromanico con elementi decorativi in stile Liberty. Caratteristica è la facciata, posta tra due corpi cilindrici che hanno il compito di raccordarla ai palazzi attigui riprendendone gli elementi decorativi. Interessante è la lunetta che sormonta il portale centrale, decorata con un mosaico policromo, realizzato da Evandro Monticelli su disegno di Paolo Paschetto: raffigura il simbolo del Valdismo, un candelabro sormontato da una candela accesa e poggiante sulla Bibbia, con intorno il motto in lingua latina “Lux lucet in tenebris”.


La Chiesa Valdese, Roma - foto Getty Images

DI VILLINO IN VILLINO, SULLE ORME DEL LIBERTY
Andiamo ora alla scoperta dei villini storici costruiti nel quartiere tra la fine dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento. Percorrendo via Federico Cesi attraversiamo una area urbana ricca di palazzi moderni: sono il frutto dei piani regolatori degli anni Sessanta del Novecento quando le norme urbanistiche emanate allora dal Comune permisero la demolizione di vecchi villini o palazzine per realizzare nuove costruzioni, con un favorevole aumento delle cubature. Alcuni costruttori romani non si lasciarono sfuggire l’opportunità. 

Arrivati alla zona dei villini focalizziamo il nostro interesse su quelli di stile liberty. Nel periodo della Belle Époque questo stile fu salutato come grandemente innovativo perché improntato a caratteri di modernità, in antitesi con l'eclettismo degli stili imitativi che lo avevano preceduto (in Italia l’Umbertino). Fu espressione di una cultura modernista che trovò particolare applicazione nell’uso di “nuovi” materiali come l’acciaio o il cemento armato o altri. A Roma lo stile Liberty si presenta con manifestazioni stilisticamente meno definite rispetto alle grandi città europee. Molto ha influito il condizionamento di un passato artistico grandioso, in particolare classico e barocco, ma soprattutto il peso delle potenti commissioni edilizie municipali di allora, dominate da esponenti della cultura eclettica e poco inclini al linguaggio modernista. 
 
Ammiriamo il villino Cagiati (1902) in via Virginio Orsini 25, realizzato da Garibaldi Burba, con pregevoli decorazioni liberty, in maiolica e/o affresco, a motivi floreali e frutta intrecciantesi con motti latini; bellissime le cancellate ed il gazebo in ferro battuto con decorazioni a tralci di vite. 


Villino Cagiati, Roma - foto Morganti

A pochi passi di distanza, in via dei Gracchi 291, il villino Vitale (1909) di Arturo Pazzi e, in via Alessandro Farnese 3, il villino de Pirro (1900) di Claudio Monticelli. Tre villini liberty molto diversi nell’aspetto, a testimonianza della forte influenza e condizionamento che gli stili classici italiani hanno avuto sul liberty romano, ma con una ritrovata unità stilistica nella moderna decorazione a piastrelle ed affreschi delle parti ornamentali. Continuando la nostra camminata arriviamo al particolare villino liberty Macchi di Cèllere (1904) in viale Giulio Cesare 31, sempre di Garibaldi Burba. Questi villini hanno tutti subito restauri e rifacimenti ma il loro aspetto originario è ancora facilmente riconoscibile.


Villino de Pirro, Roma - foto Selbmann

IN RICORDO DI TERESA
Dall’altro lato di via Giulio Cesare sorgono le Caserme realizzate alla fine dell’Ottocento. Le quattro caserme, in stile “neo-rinascimentale”, furono costruite tra il 1883 ed il 1886. Le prime due, “Caserma Cavour”  e “Caserma Nazario Sauro”, sono oggi sede di Tribunali ed uffici collegati tra cui il Tribunale Ordinario Civile di Roma. Segue la caserma “Luciano Manara”, già “Regina Margherita”, attuale sede del centro di selezione dei volontari delle Forze Armate e per ultima quella che fu la caserma “Vittorio Emanuele II”: oggi intitolata alla Medaglia d’oro “Capitano Orlando De Tommaso”, è sede della scuola allievi carabinieri di Roma. 

Passa spesso inosservata, proprio sotto l’indicazione di viale Giulio Cesare ad angolo con via Carlo Alberto dalla Chiesa, la targa apposta in ricordo di Teresa Gullace, uccisa il 2 marzo del 1944 da un soldato tedesco, mentre insieme ad un gruppo di donne manifestava per avere informazioni dei propri familiari rastrellati pochi giorni prima e rinchiusi nell’attuale Caserma Manara. Tale episodio scatenò una serie di rappresaglie da parte dei partigiani ed è rimasto nella memoria cittadina. Roberto Rossellini prenderà spunto dalla Gullace per il personaggio della Sora Pina, interpretata da Anna Magnani nel film Roma città aperta.

UNA FONTANA SCANDALOSA E UNA CHIESA TRAFORATA DI STELLE
Lasciamo viale Giulio Cesare e le sue caserme per dirigerci a Piazza dei Quiriti, con la sua bella fontana, e la pregevole chiesa di S. Gioacchino. I palazzi che circoscrivono la piazza furono realizzati tra gli anni ’80 e ‘90 dell’Ottocento. Al centro della piazza un giardinetto di forma circolare, nel mezzo del quale, nel 1928, fu posta la Fontana delle Cariatidi progettata dallo scultore Attilio Selva. La composizione dell’opera è di ispirazione rinascimentale con l’aggiunta di elementi baroccheggianti: si articola in tre vasche sovrapposte sostenute da basamenti di composizione artistica diversa. Il secondo basamento è di certo il più scenografico: quattro grandi figure femminili nude sedute, le Cariatidi, che, con le braccia sollevate, sostengono un catino quadrilobato al cui centro zampilla l’acqua da una grossa pigna. All’epoca la fontana fu considerata “scandalosa” per la presenza delle quattro statue di nudo femminile e si dice che questo fosse il pretesto addotto da Mussolini per “dimissionare” il Governatore di Roma Ludovisi che l’aveva commissionata.


La Fontana delle Cariatidi, Roma - foto Selbmann

La bella chiesa di S. Gioacchinoè particolare, è una “Chiesa Pontificia” cioè di proprietà del Papa. Fu offerta in dono dai cattolici di tutto il mondo a Papa Leone XIII (al secolo Gioacchino Pecci) in occasione del 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Fu lo stesso Pontefice ad approvare il progetto ed affidare la costruzione all’ingegnere Raffaele Ingami, sotto la direzione dell’Abate francese Antonio Brugidou. Il progetto originale non prevedeva la grandiosa cupola che fu aggiunta per la gran quantità di offerte ricevute. Non fu realizzato il campanile che invece era previsto. Iniziata nel 1891, la chiesa fu inaugurata il 20 agosto 1898 e da subito affidata ai Padri Redentoristi, tutt’ora titolari.

La facciata della chiesa è preceduta da un portico, sostenuto da sei colonne corinzie in granito rosso, su cui poggia la trabeazione che sostiene l’attico ornato da uno splendido mosaico (opera di Virginio Monti) che rappresenta l’”Adorazione Riparatrice” del mondo cattolico. Sopra l’attico la grande statua di San Gioacchino è posta su un basamento in pietra che riporta lo stemma di Leone XIII. Il portale centrale è affiancato da due colonne di marmo rosa donate dallo Zar di Russia. La grande cupola è realizzata con ossatura in ferro e rivestimento esterno in alluminio (primo utilizzo all’esterno di questa lega leggera e resistente) ed è traforata da grandi stelle che fanno piovere la luce all’interno del tempio dove viene diffusa da decine di stelle più piccole.

San Gioacchino, Roma - foto Getty Images​

UN QUARTIERE "IMBEVUTO DI IDEE NUOVE"
Ci incamminiamo verso via Cola di Rienzo, arteria principale del quartiere. Questa parte è una delle più integre ed omogenee; qui è possibile cogliere in pieno l’atmosfera di un quartiere umbertino: decorosi palazzi squadrati, generalmente a cinque piani, uniformi e monotoni, allineati a schiera su lunghe vie rettilinee che si incrociano ad angolo retto.
 
Raggiunta via Cola di Rienzo, il maestoso edificio che ci troviamo davanti è l’Istituto Nazareth, fatto costruire da madre Louise Vignon, Superiora Generale della Congregazione delle Religiose di Nazareth, venuta a Roma dalla Francia per sollecitare il Pontefice alla nomina del Protettore della Congregazione. Leone XIII nominò il cardinale Parrocchi, che volle la realizzazione di una nuova casa per la Congregazione individuando l’attuale area. La Madre Generale non ne fu entusiasta ma rassegnata, lo dimostra il seguente brano tratto da una sua lettera alle consorelle in Francia: 
“Questa fondazione dal punto di vista umano è spaventosa. Il quartiere Prati si presenta come un quartiere imbevuto di idee nuove. Vi sono tracciate strade larghe, dove le case cominciano ad innalzarsi quasi per incanto, ma non c’è posto per il Buon Dio. Nessuna richiesta di una chiesa in questo luogo, dove si fanno rivivere i nomi di Regolo, Germanico e Cola di Rienzo. Non siamo lontane da una grande piazza intitolata a Cavour. Vedrete cosa significa questo: noi avremo la nostra “Missione” in mezzo ad un ambiente ostile e a una lingua sconosciuta.È questo che abbiamo deciso di accettare, ma il Sacro Cuore ci proteggerà e Maria Immacolata ci aiuterà a respingere il serpente moderno”.

La costruzione, progettata dall’ingegnere Vincenzo De Rossi Re, ha severe forme gotico-lombarde; iniziata nel 1887, durò tre anni. Nel 1889 venne terminata la Cappella che, consacrata all’Immacolata Concezione, svolse per diversi anni la funzione di parrocchia del rione Prati dove non erano presenti chiese, poiché il Comune anticlericale di allora non sovvenzionò la costruzione di chiese; quelle che furono realizzate lo furono su iniziativa e finanziamento di enti religiosi. Nell’ottobre del 1890 una piccola comunità formata da quattro religiose e dodici educande si insediò nel nuovo istituto Nazareth di Roma, dedicato alla educazione di giovani fanciulle. Ai primi due piani erano allestite le aule scolastiche, un intero piano era destinato alle alunne interne e l’ultimo piano era riservato alle religiose. 

PATTINARE IN TERRAZZA
Continuiamo la nostra camminata lungo via Cola di Rienzo; negli anni Venti del Novecento i grandi caseggiati che costeggiano la strada e l’omonimo slargo si riempirono di negozi di moda, di ricercatezze culinarie, di caffè e di locali di spettacolo che tutt’oggi, con il naturale avvicendamento del tempo, caratterizzano ancora la zona.

Procedendo verso piazza Risorgimento incontriamo la facciata posteriore del mercato rionale di piazza dell'Unità.È uno dei mercati coperti storici della città, in un edificio degli anni Venti con quattro identiche torrette angolari e due monumentali ingressi a serliana contrapposti (uno sulla piazza e l’altro su via Cola di Rienzo), ciascuno affiancato da due graziose fontane. La curiosità di questo edificio è che, fino alla seconda guerra mondiale, sulla terrazza di copertura era allestita una pista di pattinaggio, prima del genere in Europa.

La passeggiata si conclude a piazza Risorgimento, accesso al Rione dalla zona di Borgo e del Vaticano. Per la prima volta vediamo il “Cupolone” in tutta la sua magnificenza. 


Il gruppo Touring durante la passeggiata per il rione Prati
12 Maggio 2020

Dieci bellissime cascate da vedere in Italia

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Fabrizio Milanesi
Dai ghiacciai alpini alle gole appenniniche, l’occasione per ritrovarsi ammirando uno spettacolo della natura
Passione Italia. A fronte del forte momento di difficoltà che il Paese sta attraversando e per ricordarci tutti insieme che possiamo essere uniti anche a distanza, il Touring lancia Passione Italia, una campagna per promuovere il territorio italiano e le sue bellezze. Un invito a tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che ha da offrire il nostro Paese, semplicemente dal computer o smartphone. Scoprite tutti i contenuti sulla sezione dedicata del sito e sui nostri canali social. E contribuite alla mappa della bellezza con #passioneitalia #mappadellabellezza.
 

Le cascate - ovunque le si possano ammirare - hanno da sempre ispirato dipinti, versi struggenti, note evocative. Per qualcuno simboleggiano il rinnovamento, per tutti sono un irresistibile fenomeno della natura che non ci stancheremmo mai di rimanere a fissare. 

Nel Bel Paese sono centinaia le cascate d’acqua, molte si accendono con lo sciogliersi di ghiacciai e nevai, per poi esaurirsi come l’ultimo fuoco d’artificio che segna la fine dell’estate. Alcuni salti sono vertiginosi, altri possenti, qualcuno abbellisce un paesaggio già incantevole. Ve ne segnaliamo dieci, da nord a sud della Penisola. Non sappiamo se sono “le più belle”, sappiamo di certo che non deluderanno le aspettative e vi lasceranno sempre a bocca aperta.
 
1. CASCATE DEL TOCE, VAL FORMAZZA (VCO)
L’attrazione delle attrazioni nella piemontese val Formazza è la Cascata dl Toce. Si può accedere alla vista di tanta meraviglia da un balconcino di legno proteso proprio sopra la cascata. Il salto d’acqua vertiginoso ha tolto il fiato a Gabriele D’Annunzio e persino a Richard Wagner. 143 metri di altezza mettono la cascata del Toce tra le più maestose dell’arco alpino, mentre le acque del fiume che la generano vengono trattenute a monte da un bacino che ne utilizza l’energia per convertirla in elettricità, come spesso accade in vicinanza di corsi d’acqua impetuosi.
 
 
2. CASCATA DELLO STROPPIA, VALLE MAIRA (CN)
Un salto vertiginoso, 500 metri di tuffo dopo che l’acqua percorre la valle di origine glaciale del Vallonasso di Stroppia. Non è molto conosciuta ma è di sicuro la cascata più alta d’Italia, nonché una delle più alte d’Europa. Raggiungerla è complicato, se non da escursionisti esperti, e la sua bellezza ha un limite. A fine estate si esaurisce, come un indimenticabile fuoco d’artificio.
 
3. CASCATE DEL SERIO, VAL BONDIONE (BG)
A mezz’ora di viaggio da Clusone, in località Grumetti, quasi alla fine della Valbondione ci si può incamminare con scarponcini e zaino e in un paio d’ore di cammino si raggiungono le cascate del Serio, tra le più alte d’Italia. Lo spettacolo dirompente si può vedere in momenti precisi dell’anno. Da giugno fino ad ottobre, quando la massa d’acqua viene liberata dalla diga del Barbellino.
 
 
4. CASCATE DELL'ACQUAFRAGGIA, VALCHIAVENNA (CO)
Anche Leonardo le citava nel suo “Codice Atlantico”, “Su per detto fiume (la Mera) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere…”. Le imponenti cascate del'Acqua Fraggia, ben visibili da lontano, rappresentano un tipico esempio di escavazione glaciale ad "U" nella valle principale (la Valchiavenna), che ha lasciato pensili gli affluenti, che vi precipitano con un poderoso salto. Sulle pareti della roccia, e principalmente al suo piede, cresce una flora particolare, fenomeno favorito dal microclima che la nebulizzazione dell'acqua dalle cascate.
 


5. CASCATE DI MOLINA (VR)
A pochi chilometri da Verona, c’è il bel parco delle Cascate di Molina. A nord del paesino di Molina sgorgano sorgenti perenni che fino al 1930 hanno alimentato fino a 17 mulini. Oggi in un’oasi di acqua, rocce e natura si possono ammirare le cascate e godere di un paesaggio costellato di fiori, boschi secolari, dirupi e forre. Di grande valore è la Grotta di Fumane, abitata per secoli dall’uomo di Neanderthal e poi dall’Homo sapiens dell’Aurignaziano.
 
 
6. CASCATE DI RIVA, VALLE AURINA (BZ)
Sono tra le più belle dell’Alto Adige. Tre tuffi, uno più impervio dell’altro. Il primo balzo impetuoso affonda nella superficie dell’acqua addirittura per quaranta metri. La vista delle cascate di Riva diventa spettacolare durante l’estate, quando la portata d’acqua aumenta molto la sua potenza per il disgelo del ghiacciaio delle Vedrette di Ries
 
7. CASCATA DELLE MARMORE, VALNERINA (TR)
È dal salto del fiume Velino nel fiume Nera che si origina la spettacolare quanto celebre Cascata delle Mamore. 165 metri di volo tra terra e rocce che però nasconde un “trucco”. La cascata delle Marmore è originata dalla diga che eredita il controllo delle acque retine in epoca romana. Oggi invece lo spettacolo del salto della cascata delle Marmore avviene a orari costanti e programmati, e si può ammirare da un belvedere. 
 

8. CASCATE DEL LIRI, ISOLA DEL LIRI (FR)
Isola del Liri è compresa tra due rami del fiume: il destro forma la cascata Valcatoio, la più piccola, determinata dal braccio del fiume che scende vorticoso lungo le pareti rocciose dalla zona ovest della città; il sinistro la cascata Grande, creata dal braccio principale del fiume che al centro dell'abitato compie un salto di 27 metri. Le sue acque hanno alimentato fabbriche tessili, cartiere, pastifici e feltrifici, tanto che, nell'Ottocento, Isola del Liri era considerata la Manchester italiana.

 
9. CASCATA DI TREVI, PARCO DEI SIMBRUINI (FR) 
È una delle meraviglie dei Simbruini ed è la seconda cascatella sull'Aniene dopo quella di ponte delle Tartare. A differenza di altri siti, attrae non tanto per la potenza delle acque né per l’altezza del balzo, ma per la poesia che suggerisce la sua visita, tra bellezza, storia e misticismo. 

 
10. CASCATE DEL MARMARICO, PARCO DELLE SERRE (RC)
I suoi 114 metri ne fanno la più alta cascata della Calabria e dell’Appennino meridionale. Le acque del fiume Stilaro scorrono tra i panorami mozzafiato del Parco naturale regionale delle Serre, che si distende tra il Parco della Sila da quello dell’Aspromonte.
 
 
19 Maggio 2020

Sulle strade del Prosecco, in Veneto, tra le colline patrimonio dell’Umanità

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Fabrizio Milanesi
Scoprendo i paesaggi e i borghi del vino nel cuore della Marca Trevigiana
Saranno le prime ore d’autunno, gli echi delle vendemmie e la voglia matta di godersi le prelibatezze della tavola con le prime piogge. Vogliamo brindare alla nuova stagione viaggiando in Veneto, guidando dolcemente tra le colline della Marca trevigiana famose in tutto il mondo per il suo straordinario Prosecco. 
 
Ad accrescere enormemente la popolarità di questo territorio del Nord Italia è stato nel 2019 il World Heritage Committee dell’Unesco, che ha inserito le “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” nella lista del Patrimonio Mondiale, elogiandone “la protezione del paesaggio rurale, il mantenimento dei vigneti, dei ciglioni e delle altre caratteristiche fondamentali per la conservazione delle tradizioni locali e la tutela della biodiversità e degli ecosistemi associati”.
 
La Strada del Prosecco e dei Vini Conegliano Valdobbiadene si snoda tra ripidi pendii tramati di vigne e macchie di bosco in un paesaggio che racchiude Conegliano, Refròntolo, Valdobbiadene, Pieve di Soligo dove primeggiano nei calici il Prosecco, il Cartizze, il Bianco dei Colli, il Refrontolo PassitoTorchiato di Fregona
 
COME ARRIVARE
La partenza è da Conegliano, che si può raggiungere agevolmente noleggiando un’auto o un van agli aeroporti di Milano e Venezia (ovviamente molto più vicina alla destinazione), spostandosi sulle direttrici autostradali della A4 Torino-Trieste (uscita di Cessalto) e della A27 Venezia-Belluno (uscite di Vittorio Veneto Nord e Sud, Conegliano, Treviso Nord e Sud, Mogliano Veneto).
 
Foto Getty Images 
 
L'ARRIVO A CONEGLIANO
Eccoci a Conegliano. Passeggiando con calma si può scoprirne il nucleo antico, nella città alta, che si mostra in atmosfere tipicamente venete con vie a portici e case affrescate. La giornata si può scandire tra la visita del Duomo, la Casa di Cima e il Cimitero ebraico. Al tramonto il consiglio è di godere della splendida veduta panoramica dalla Spianata di Castelvecchio, raggiungibile a piedida piazza Cima lungo calle Madonna della Neve, alla cui sinistra si trova l’imponente complesso dell’ex convento di San Francesco. Qui nella torre della Campana, il Museo civico espone reperti romani e preromani. Dal terrazzo si gode di una vista che va ben oltre Conegliano.  
 
Conegliano sviluppò una vocazione commerciale, manifatturiera e agricola in età veneziana (dalla fine del XIV secolo alla fine del ‘700) con una importante produzione di vino e olio. Fu poi nell’800 che divenne una delle capitali del vino italiane, con l’introduzione prima delle tecniche agricole francesi e poi con la fondazione della Regia Scuola di Viticoltura (1876). Il titolo non è mai decaduto, anzi; per la qualità dei suoi prosecchi la cittadina è famosa nel mondo. Un primo avvistamento per gli amanti del vino è la Scuola Enologica Cerletti, la prima in Italia, che da oltre un secolo ha come fine la formazione di preparati enologi.
 
Conegliano, il castello / Getty Images
 
DAL MOLINETTO DELLA CRODA A VALDOBBIADENE
Riprendendo l’auto si può programmare una breve sosta a Refrontolo. Anche qui il panorama è avvolgente ed è impreziosito dal suggestivo Molinetto della Croda, un antico mulino ad acqua nella valle del Lierza. Ora siamo sulla statale 13 che unisce Conegliano a Pordenone. Da Refrontolo muoviamo al paese di San Fior, che nella sua cattedrale neogotica custodisce un vero gioiello d’arte antica: il polittico di San Giovanni Battista di Cima da Conegliano (1504-09), una grande pala d’altare con otto scomparti. E da qui tocchiamo prima villa Lippomano, poi Roganzuolo Colle Umberto, luogo di dimore di campagna dei nobili veneti.
 
Per approfondire le tradizioni contadine che connotano la Marca si può visitare il Museo dell’uomo di Susegana, che custodisce una interessante raccolta etnografica. A San Pietro in Feletto si trova invece la pieve di San Pietro, una rielaborazione di un edificio preesistente forse sorto a sua volta sui resti di un tempio pagano. L’aspetto attuale della chiesa, in posizione panoramica nel verde dei colli, risale al XII secolo. 
 
Disteso in un delizioso paesaggio di vigne è invece Farra di Soligo. Una vera e propria meta enogastronomica per le feste primaverili del Prosecco, della fragola e dell’asparago. Nella vicina Pieve di Soligo trascorse la vita il grande poeta Andrea Zanzotto, scomparso nel 2011.
 
Eccoci ai piedi delle Dolomiti, sulla sinistra del fiume Piave. Finalmente Valdobbiadene, che segna un centro geografico tra colli e vigne della Strada del Prosecco, che qui assume le caratteristiche del “Cartizze”. A dimostrare l’importanza della produzione vinicola per la vita cittadina ci sono due importanti manifestazioni vinicole come Calici di Stelle e il Forum Spumanti, entrambe ospitate a villa dei Cedri, un ottocentesco edificio liberty al centro di un parco pubblico. 
 
Il Molinetto della Croda di Refrontolo / Getty Images
 
DA FOLLINA A CISON DI VALMARINO, BANDIERA ARANCIONE TCI
La prossima tappa da impostare sul navigatore è Follina. Il paese deve identità e nome alla comunità di monaci che nel XII secolo si insediò nella zona diffondendovi la produzione e lamanifattura della lana. Il cuore religioso del paese è l’abbazia di Santa Maria, fondata dai benedettini e passata poi ai cistercensi e ai camaldolesi. Da non perdere una visita al raffinatissimo chiostro. 
 
Chiudiamo il nostro itinerario con un’ultima tappa impreziosita dalla Bandiera arancione del Tci, Cison di Valmarino, Ai piedi delle Prealpi trevigiane, Cison di Valmarino è un paese ricco di bellezze storiche ed artistiche che si uniscono a una natura incontaminata. Su uno sperone che domina il paese si trova la splendida cittadella fortificata di Castelbrando che racchiude tra le sue mura 2000 anni di storia. In parte hotel e centro congressi, si può comunque visitare attraverso due percorsi di visita a scelta con accompagnatore e offre diversi spazi museali. 
 
Cison vista da Castelbrando
 
Nel caratteristico centro storico, in piazza Roma spiccano la Parrocchiale tardobarocca, il teatro La Loggia, il particolare Museo della radio d’epoca e il palazzo municipale. Per chi ama passeggiare nella natura, la Via dell'Acqua che sale dal centro storico costeggiando il torrente Rujo dove sono visibili gli antichi mulini fino alla Valle di San Daniele e il Bosco delle Penne Mozze, che ricorda i caduti Alpini nati nella provincia di Treviso.
 
La Strada dei 100 giorni, costruita dall'esercito austro-ungarico nel 1918 che con un tracciato magnifico per panorama e tecnica (con la particolarità dei suoi 5 arditi tornanti in galleria) porta fino al passo di San Boldo e il borgo di Rolle circondato da vitigni ed entrato a far parte del patrimonio Unesco.
 
Cison di Valmarino, Bandiera Arancione Tci / Getty Images
 
INFO E WEB 
- Scopri di più sulla Strada del Prosecco sul sito www.coneglianovaldobbiadene.it
- L'Associazione dell'Altamarca è sul sito www.altamarca.it
 
25 Settembre 2020

In bicicletta a Porlezza e dintorni, sulle sponde italiane del lago di Lugano

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Gino Cervi
Itinerari per tutte le gambe "tra cielo e lago più blu del cielo", in un’oasi di quieta rigenerazione
La pandemia ci ha fatto capire quanto la bellezza spesso stia dietro casa. E che non sempre è necessario salire su di un aereo, oppure affrontare ore e ore di viaggio in treno o in macchina per raggiungere luoghi che appagano gli occhi e riempiono l’anima. A poco più di un’ora da Milano, ad esempio, esiste un posto che sta nel cuore della nostra “regione dei grandi laghi”. Il lago di Lugano è un azzurro zig-zag incastonato tra Lombardia e Svizzera, una chiave di volta dell’arco prealpino, un segmentato trait-d’union tra lago Maggiore e lago di Como. Sta per la sua gran parte tutto dentro il territorio del Canton Ticino elvetico, ma se il ramo sud-occidentale, tra Ponte Tresa e Porto Ceresio, ha sponde dirimpettaie, di qui varesina e di là svizzera, tutta italiana è invece la propaggine che si inoltra a oriente verso il medio Lario.

Questo tratto comasco s’incunea tra la val Solda, a nord, e l’alto balcone della val d’Intelvi, a sud, e termina a Porlezza, borgo dalla storia antica, legato da secoli alla vastissima diocesi di Milano. Proprio l’orientamento est-ovest di questo ramo di lago lo rende singolare rispetto agli altri bacini lacustri lombardi, tutti orientati longitudinalmente: la luce che qui segue, soprattutto nella bella stagione, il percorso del sole, da oriente a occidente, è molto diversa. E forse si spiega perché una delle etimologie dell’altro suo toponimo, Ceresio, sembri derivare a una parola latina traducibile più o meno così: “più blu del cielo”.


Il lago di Lugano a Porlezza - foto Getty Images

Tra cielo e lago più blu del cielo, e montagne austere, e valli nascoste, e fitti boschi cedui sulle ripidi pendici, si ritrova qui un’oasi di quieta rigenerazione. Fuori dai grandi flussi di traffico e anche dalle più celebrate mete lacustri del Lario o della vicina Lugano, questo angolo di Ceresio, che chiameremo anche noi come è consuetudine“lago di Porlezza”, è già da tempo una apprezzata meta per turisti del centro Europa, svizzeri, ovviamente, ma anche tedeschi, francesi e olandesi, da sempre amanti delle inconfondibili atmosfere sospese nel tempo dei nostri specchi lacustri prealpini. Ma, come dicevamo, le ultime vicende hanno fatto riscoprire anche ai turisti o ai viaggiatori italiani sconosciute preziosità a portata di mano. Soprattutto per chi concepisce una vacanza come relax attivo, il lago di Porlezza offre davvero interessanti opportunità. 

LE DUE RUOTE PER TUTTI
Il lago lo si può apprezzare a piedi, abbracciandone il panorama lungo i sentieri che s’innalzano in quota e a mezza costa. Oppure rovesciando la prospettiva e pagaiando sull’acqua, ammirando paesi abbarbicati sul litorale e, più in alto, i boschi e le creste montuose. Come sempre però un ottimo mezzo per immergersi appieno nel territorio è scegliere la bicicletta. Lo ha capito, ad esempio, il resort Parco San Marco, una vasta ma discreta struttura ricettiva che si trova poco oltre Porlezza, sulla strada costiera settentrionale che conduce a Lugano. Sulle pendici digradanti del lago, esteso su una superficie di oltre 23 ettari in gran parte boscosi, con una spiaggia privata di quasi un chilometro di lunghezza, Parco San Marco è da tempo meta di un turismo elegante e rispettoso della quiete e della natura: così rispettoso quasi da confondersi e assimilarsi al paesaggio. 


Parco San Marco - foto di Guido P. Rubino

Unire relax e attività fisica è da sempre una caratteristica dell’offerta di Parco San Marco, con le piscine, esterne e coperte, il parco acquatico, le uscite in barca a vela, o il noleggio di canoe e di pedalò. Ma da qualche tempo, proprio per allargare il proprio raggio d’azione e di conoscenza sul territorio, ha puntato molto sulla bicicletta, nelle sue più diverse declinazioni. Grazie alla collaborazione con l’ASD ComoLagoBike, ai visitatori di Parco San Marco, sia per appassionati e assidui praticanti, sia per i neofiti desiderosi di sperimentare l’ineffabile senso di libertà che riservano le due ruote, si aprono i più variegati orizzonti ciclabili. I più esperti e “performanti”possono provare l’ebbrezza di pedalare sulle strade che hanno fatto la storia del Giro di Lombardia e di alcune tappe del Giro d’Italia, che da queste parti hanno disegnato panoramiche cavalcate e reso omaggio a luoghi mitici, come il Santuario del Ghisallo, che si raggiunge da Bellagio, dove il lago di Como si ramifica a sud. Giunti al passo, ad accogliervi ecco il Museo della Madonna del Ghisallo, ricchissimo di memorie dello sport di grandi campioni come Coppi, Bartali Gimondi e Merckx, Pantani e Nibali; e di Fiorenzo Magni, che ne ha promosso la fondazione e di cui, quest’anno, a dicembre, ricorre il centenario della nascita, che verrà celebrato con una mostra in suo onore. Gli ospiti “con la gamba buona” del Parco San Marco avranno il privilegio di correre a fianco di un campione come il comasco Alberto Elli, professionista per un quindicennio, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni del Duemila, che può vantare nel suo palmares l’avere indossato per quattro giorni la maglia gialla al Tour del 2000. Si può dire che non si possa chiedere miglior guida per chi vuole testare le proprie capacità di cicloamatore.


Il santuario della Madonna del Ghisallo - foto Getty Images​

I tour organizzati in collaborazione con l’ASD ComoLagoBike prevedono anche escursioni in mountain bike tra l’aspra val Cavargna e la val d’Intelvi, fino, ad esempio, al “Balcone d’Italia”, il belvedere mozzafiato della Sighignola, sospeso come un aquilone sulle sinuose forme del lago. Ma sono tutt’altro da disdegnare le passeggiate più tranquille, quelle da fare in compagnia della famiglia, tra grandi e piccoli: ideale la ciclabile che corre tra Porlezza e Menaggio che, con poca pendenza, collega i due laghi, sfiorando il piccolo lago di Piano: era la vecchia ferrovia che fino a prima della seconda guerra mondiale collegava lago di Como a quello di Lugano.


Litoranea - foto di Guido P. Rubino


Lago di Piano - foto di Guido P. Rubino

Altra meta di grande fascino, a Oria, proseguendo sulla strada litoranea per Lugano, la Villa Fogazzaro, all’imbocco della val Solda, dove il romanziere ottocentesco ambientò molti delle sue opere, tra cui Piccolo mondo antico. Senza dimenticare infine, che la possibilità di noleggiare bici a pedalata assistita spiana la strada anche a chi in sella non ha molta dimestichezza, e soprattutto poco allenamento. Al ritorno, dopo un’uscita in bicicletta sulle sponde del lago “più blu del cielo”, la Spa e il centro wellness di Parco San Marco saranno un formidabile momento di appagante e rigenerante soddisfazione per le energie ben spese.


Villa Fogazzaro - foto di Guido P. Rubino

INFORMAZIONI
- Parco San Marco, www.parco-san-marco.com
- ASD ComoLagoBike, bike tour operator, www.comolagobike.com
- Museo del ciclismo Madonna del Ghisallo, www.museodelghisallo.it
 
 
30 Settembre 2020

Che cosa fare il weekend del 3-4 ottobre in tutta Italia

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Grandi appuntamenti e piccole manifestazioni: ecco i nostri consigli
 
Non sapete come passare il prossimo weekend? Vi diamo dieci (e più) consigli per appuntamenti interessanti, mostre, incontri e visite per tutta la famiglia. 
 
1. A ROMA PER IL TEVERE DAY
Un appuntamento importante per parlare, conoscere, amare il Tevere, fiume fulcro della storia di Roma e culla della civiltà occidentale. Si svolge infatti domenica 4 ottobre la seconda edizione del Tevere Day, iniziativa promossa dall’Associazione Museo del Tevere con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare il fiume della Capitale. Dal mattino al tramonto decine di eventi, organizzati da 67 enti e associazioni; anche il Touring Club Italiano patrocina e collabora all'iniziativa, organizzando tre passeggiate culturali alla scoperta del fiume e dei suoi ponti.
 
Info sulla nostra notizia dedicata



2. IN EMILIA ROMAGNA PER L'ARTE E L'ANTIQUARIATO
C'è più di un motivo per recarsi a Parma e nei suoi dintorni, quest'autunno. La bella città emiliana, che già vanta molti motivi di interesse, è stata nominata Capitale Italiana della Cultura 2020+21 (doppio anno, visto che l'emergenza covid ha purtroppo causato l'annullamento di molti eventi ideati per la scorsa primavera). E per l'occasione non mancano mostre e inaugurazioni.
Per esempio, dal 17 settembre Parma si è riappropriata di un nuovo bellissimo spazio espositivo, nel cuore della città ducale: è Palazzo Tarasconi, in strada Farini. Qui fino a maggio 2021 è in programma la mostra "Ligabue-Vitaloni. Dare voce alla natura", con 83 dipinti e 4 sculture di Antonio Ligabue, capaci di analizzare i temi che più hanno caratterizzato la sua parabola artistica, dagli autoritratti, ai paesaggi, agli animali selvaggi e domestici, e 15 opere plastiche di Michele Vitaloni (Milano, 1967) che condivide con Ligabue una particolare empatia verso il mondo naturale e animale.

Dal 2 ottobre al 19 dicembre si potrà poi ammirare nell’Oratorio di San Tiburzio - parte del complesso San Tiburzio che include anche l’Antica Farmacia San Filippo Neri - la prima personale italiana di Rebecca Louise Law: un Florilegium di nome e di fatto, un cielo di 200 mila fiori che si fondono in un continuum cromatico con gli affreschi della chiesa. Non è necessaria la prenotazione. Gli ingressi, che saranno contingentati e nel rispetto delle norme di sicurezza vigenti, avverranno in base all’orario di arrivo.

Info su Ligabue/Vitaloni sul nostro articolo dedicato; su Florilegium, www.pharmacopeaparma.it.



E per concludere, sempre a Parma va in scena Mercanteinfiera, l'appuntamento di Fiere di Parma dedicato ad antiquariato, collezionismo vintage e modernariato in programma dal 3 all'11 ottobre. Quest'anno la collaterale sarà dedicata alla moda anni '20, con “The Golden Twenties. Vita e moda del decennio de Les Années Folles”.  Accanto ad una serie di abiti d'archivio provenienti dal Museo della seta di Como, Clerici Tessuto e Ostinelli Seta, verranno infatti esposti una molteplicità di accessori d'epoca, dai ventagli con le piume di struzzo a minuscole clutch, dalle scatoline portacipria ai sautoir (semplici, a sciarpa o impreziositi da nappe di seta)  fino a rarissimi dischi di vinile a 78 giri e grammofoni che, complice la voga del charleston e foxtrot, vivevano proprio in quegli anni la loro grande stagione. 
 
Info: www.mercanteinfiera.it.



3. IN PIEMONTE PER IL CINEMA
Corto e Fieno è un festival del cinema. Un festival che nasce nel 2010 da un’idea dell’Associazione Culturale Asilo Bianco: portare sullo schermo campagna, ruralità, prati, boschi, acque, animali, donne e uomini. Riflette sull’importanza della terra: sulla necessità di starle vicino. L’undicesima edizione è in programma venerdì 2, sabato 3, domenica 4 e domenica 11 ottobre sul lago d’Orta a Omegna, Ameno e Miasino, tra le province di Novara e Verbania. 
 
Cortometraggi arrivati da tutto il mondo sono stati selezionati per la sezione Frutteto e per Germogli, categoria dedicata all’animazione e quest’anno legata al progetto Interreg Italia-Svizzera “Di-Se – DiSegnare il territorio”, tre anni all’insegna del disegno e dell’arte a cura di Associazione Musei d’Ossola, Museumzentrum La Caverna di Naters e Asilo Bianco. 39 film tra concorso e fuori concorso, 14 prime nazionali e 22 prime piemontesi. Torna anche la lezione di Bruno Fornara, selezionatore dalla Mostra del Cinema di Venezia, che, per la sezione Sempreverde, ci porta a esplorare un nuovo film della storia del cinema con sguardo attento sul mondo rurale. Le proiezioni sono a ingresso gratuito; i posti in sala limitati ed è obbligatoria la prenotazione per tutte le proiezioni.

Tutte le informazioni su www.cortoefieno.it.


4. IN TRENTINO PER LE MELE E LO SPORT
Con l'autunno arriva Pomaria, il tradizionale festival dedicato alle mele della Val di Non, che in quest'anno così particolare diventerà "on the road". Quella che si animerà dal 2 al 18 ottobre sarà un’edizione diffusa che avrà tra i suoi aspetti più belli la possibilità di incontrare i produttori di frutta, di vino e di prelibatezze artigianali direttamente nelle loro aziende, di cui molte aderirscono alla “Strada della Mela e dei Sapori delle Valli di Non e di Sole”.
 
Il calendario di Pomaria On The Road è ricco come i sapori dell'autunno Trentino e ad animare gli eventi (attenzione, bisogna sempre prenotarsi!) sono tantissime realtà che apriranno le loro porte e, in alcuni casi, i loro frutteti o vigneti per un incontro con i visitatori, ovviamente nel rispetto di tutte le norme legate alla sicurezza. 

Info sul nostro articolo dedicato
 

 
A Rovereto, dal 2 al 4 ottobre va in scena il Vallagarina Experience Festival: un format innovativo, adatto a chiunque sia appassionato o voglia avvicinarsi per la prima volta al mondo dell’outdoor. Al Centro Sportivo Baldresca e in tutta la Vallagarina intrattenimento, enogastronomia, bike test, attività outdoor per grandi e bambini, escursioni, informazione. L’accento sarà posto sull’e-bike, il trekking, il nordic walking e il trail running, ma verrà data attenzione a diverse altre attività, come lo yoga. Ai bambini sarà dedicata un’intera area, con attività ludico-didattiche di avvicinamento allo sport: pump track, prova in MTB, tiro con l'arco, tennis, yoga, pallacanestro, volleyaball.
 
Saranno inoltre presenti numerosi stand di produttori di attrezzatura e articoli sportivi e brand d’abbigliamento. In particolare, ci saranno diversi produttori di e-bike che metteranno a disposizione i loro prodotti per test-bike gratuiti. Guide certificate saranno a disposizione degli interessati per provare le due ruote sia su terreni facili che in condizioni un po’ più impegnative. 
Spazio sarà dato anche all’intrattenimento, all'enogastronomia e all'informazione (interventi a tema outdoor&turismo). 

Info: sito dedicato.



5. IN LOMBARDIA PER IL FESTIVAL DEI RAGAZZI
Ritorna a Ponte di Valtellina (So) Un ponte di storie, piccolo festival dedicato alla lettura e alla fantasia, che mette al centro i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, come protagonisti e attori di incontri con gli autori, letture, laboratori con gli illustratori, progetti speciali e attività creative. Dall'1 al 4 ottobre quattro giorni intensi e pieni di emozioni che riempiranno Ponte di voci, parole, pensieri e colori, promuovendo il paese come realtà viva e attiva, pronta ad accogliere e a regalare cultura e storie. Con la concreta speranza di creare una comunità di giovani lettori consapevoli, critici ed entusiasti che diventeranno lettori a vita.

L’obiettivo della terza edizione sarà quello di estendere la fruizione della molteplice offerta culturale ad un pubblico sempre più vasto, coinvolgendo un numero maggiore di realtà del territorio, lavorando in sinergia per la crescita di un evento che ha a cuore il paese e le sue bellezze, i ragazzi e la loro crescita. Il tema 2020 è quello del viaggio: quello della crescita, ma anche quello che permette nuovi incontri e nuove scoperte. Tra gli incontri segnaliamo quello, aperto a tutti, al teatro Vittoria sabato 3 ottobre alle 21 con Alex Bellini, intitolato "Il viaggio come mezzo per conoscersi e atto di responsabilità verso l’ambiente che ci circonda". Come abbiamo raccontato in questa recente intervista, la vita e le avventure di Alex sono prova della straordinaria capacità di adattamento, di perseveranza e di leadership personale di ogni essere umano. E oggi le sue imprese sono anche testimonianza del pericolo che il nostro pianeta sta vivendo e invito a prendere coscienza del fatto che ognuno di noi può fare qualcosa, a partire dai più semplici gesti quotidiani. In dialogo con lui il giornalista, autore per ragazzi e divulgatore scientifico Andrea Vico.

Info: sito dedicato.


Alex Bellini - foto Paul Wilkinson

6. IN SICILIA PER I LIBRI E MOLTO ALTRO
Il decennale di Taobuk, il festival internazionale del libro di Taormina ideato e diretto da Antonella Ferrara, si tiene dall’1 al 5 ottobre. Tra gli ospiti: Mario Vargas Llosa, Svetlana Aleksievic, Giorgio Montefoschi, Mario Brunello e Brunori SAS, vincitori dei Taobuk Awards 2020 che verranno assegnati nella serata di gala al Teatro Antico di Taormina il 3 ottobre. Sarà l’entusiasmo il tema cui questo importante anniversario è dedicato: sposandolo a pieno, la kermesse ispirata alla storia culturale di Taormina – meta prediletta di scrittori e artisti, da Tennessee Williams a Truman Capote a Greta Garbo – intende dunque mantenere fede alla promessa di un’edizione all’altezza della propria tradizione, che si sostanzierà in un calendario di eventi in presenza e in streaming. In aggiunta agli assegnatari dei prestigiosi riconoscimenti, hanno infatti voluto mostrarsi vicini al Festival nuove presenze al pari di ospiti ormai ‘amici’. Tra questi: Elizabeth Strout, Almudena Grandes, Pupi Avati, Giovanni Allevi e Diego De Silva, che saranno parte di un programma che oltrepassa i confini delle lettere per aprirsi alla cultura nel senso più vasto.

Quest’anno per la prima volta Taobuk promuove al suo interno, assieme al Think Tank VISION, una sezione tematica di due giorni i cui appuntamenti si svolgeranno tra Taormina e Messina il 2 e 3 ottobre, dal titolo ‘L’Europa in un mondo post-pandemico – Idee per un dibattito sul futuro dell’Europa nel ventunesimo secolo’. Trenta tra intellettuali, politici, giornalisti e storici portatori di una propria visione si ritroveranno a discutere le strategie per costruire una ‘nuova’ Unione, nel tentativo di contribuire al dibattito alimentando uno scambio di idee che ridia forza e consistenza alla prassi politica. Tra questi: Paolo Gentiloni, Alexandra Borchard, Luciano Fontana, Mattew Caruana Galizia, Xue Xinran, Juan Cruz, Hell Thorning Schmidt, Carlos Moedas, Kalypso Nicolaidis e Romano Prodi, gli interventi dei quali si svolgeranno sotto il coordinamento scientifico di Francesco Grillo, economista, fondatore e direttore del Think-Tank Vision, di Bill Emmott, saggista ed ex direttore del quotidiano inglese The Economist, e di Stefania Giannini, vicedirettrice UNESCO Italia.

Info: sito dedicato.


 
7. NELLE MARCHE PER I CLOWN
Fervono i preparativi per la XVI edizione del Festival Internazionale di Clownerie e Clown-terapia, in programma dal 1 al 4 ottobre a Monte San Giusto (MC), la Città del Sorriso... e non solo. Un format concentrato e rivisitato nel rispetto delle normative vigenti, tra incontri virtuali ed eventi in presenza pensati per mantenere vivo lo spirito e le emozioni del Festival, per parlare e mostrare “bellezza” al numeroso pubblico di affezionati.
 
Tutti gli spettacoli dal vivo si svolgeranno sul grande palco di Piazza Aldo Moro e saranno accessibili solo su prenotazione attraverso il circuito Ciaotickets. Nelle prime due serate è in programma il Clownfactor, l’originale contest del Festival che quest’anno vede 6 artisti e/o compagnie sfidarsi davanti al pubblico con il loro miglior repertorio. Gli artisti protagonisti degli altri show sono i comici e cabarettisti Enzo Polidoro, Didi Mazzilli e Gianluca “Scintilla” Fubelli, la compagnia I Talento con il Carillon Vivente che ha spopolato in tv e sui social, la compagnia Disguido, il Circo Patuf e il mago Raffaello Corti. Il tradizionale evento conclusivo che prevedeva l’uso di centinaia di palloni colorati viene sostituito da un grande varietà intitolato “Distanti Per Sorridere... D’Istanti”.
 
Info: sito dedicato


 
8. IN ALTO ADIGE PER PANE E STRUDEL
Dal 2 al 4 ottobre si svolge anche quest’anno a Bressanone il tradizionale Mercato del Pane e dello Strudel. Quella del pane in Alto Adige è una vera e propria cultura; ne esistono centianai di tipi diversi: dal pane nero, al pane integrale, a quello con il finocchio, al pane con i semi di girasole o quelli di papavero. Un’intera manifestazione ancora non basta per riuscire ad assaggiarli tutti! I panettieri in piazza Duomo a Bressanone durante i tre giorni della manifestazione illustreranno le varie tecniche di lavorazione e cottura del pane con marchio di qualità altoatesino, un viaggio nel passato che permetterà di scoprire piccoli trucchi e segreti per la riuscita di un ottimo pane. E poi, percorsi storici e chiacchierate a tema.
 
Info: pane a Bressanone, sito dedicato.
 

 
9. IN UMBRIA PER LA MOSTRA
Inaugurazione per la mostra fotografica di John R. Pepper  “Inhabited Deserts”: Uno spettacolare viaggio fotografico nei più remoti deserti del mondo, che si terrà al Museo Civico di Todi (Perugia) dal 3 ottobre al 28 novembre (ingresso libero), a cura di Gianluca Marziani e Kirill Petrin, realizzata dal Comune di Todi con il contributo della Fondazione Cultura e Arte Terzo Pilastro-Internazionale e dall’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.
 
In 53 suggestive immagini stampate in grande formato, nel bianco e nero dei grandi reporter, John R. Pepper narra il suo lungo viaggio (tre anni e 18mla km.) nei più remoti deserti del mondo: Dubai, Egitto, Iran, Israele, Mauritania, Oman, Russia e Stati Uniti.

Info: sito dedicato. 


10. IN TUTTA ITALIA PER LE DIMORE STORICHE
Giunta alla sua X Edizione, la Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane è ormai un evento atteso nel panorama delle manifestazioni culturali italiane. Domenica 4 ottobre sono numerose e molto varie le iniziative promosse dai proprietari sul territorio per la Giornata Nazionale, da mostre a concerti e spettacoli teatrali, per intercettare le esigenze del pubblico di ogni fascia d’età. Per garantire sempre il massimo rispetto delle misure di sicurezza previste dall’attuale contesto e consentire, allo stesso tempo, a tutti i visitatori di fruire di questi luoghi incantevoli, ricchi di storia e cultura, è necessario prenotare la propria visita entro giovedì 1 ottobre. 

Info: sito dedicato

11. IN TUTTA ITALIA PER IL BIRDWATCHING
Sabato 3 e domenica 4 ottobre torna l’Eurobirdwatch, il più grande evento in Italia e in Europa dedicato al birdwatching, che quest'anno si svolge nell'ambito del "Mese della natura nelle oasi Lipu". Agli appuntamenti in oasi e riserve se ne aggiungeranno numerosi altri organizzati dalle delegazioni della Lipu in parchi, riserve o zone importanti di passaggio o sosta degli uccelli migratori. Saranno fino a 300 le specie di uccelli potenzialmente osservabili, tra cui aironi, rapaci, cicogne, limicoli (uccelli tipici delle acque basse) e passeriformi, oltre a un’estesissima varietà di specie animali e vegetali.

Sul sito della Lipu tutte le iniziative.
 


12. IN TUTTA ITALIA PER LE GROTTE
Le Giornate Nazionali della Speleologia (GNS) sono un contenitore che permette a tutte le realtà speleologiche italiane di comunicare e  mettere in risalto i singoli appuntamenti proposti. La GNS è un’opportunità per far conoscere e avvicinarsi al mondo sotterraneo, per accompagnare, far visitare, tenere presentazioni, divulgare correttamente quanto esiste “oltre la soglia del buio”. È un’azione collettiva per salvaguardare gli ipogei e tutelare la speleologia, come disciplina di conoscenza e corretto strumento di viaggio nel mondo sotterraneo. Gli appuntamenti, organizzati da gruppi, associazioni, federazioni regionali e grotte turistiche, sono rivolti al grande pubblico, per permettere a tutti di avvicinarsi al mondo delle grotte, delle esplorazioni e degli studi del vuoto sotterraneo. Sono in programma visite guidate, proiezioni di audiovisivi, escursioni in territori carsici, ipogei naturali e artificiali, dimostrazioni tecniche, laboratori e attività ludiche per ragazzi.
 
La novità di quest’anno 2020, oltre un particolare invito al rispetto delle norme anti covid, è il legame con il WWF che organizza Urban Nature, l’iniziativa per scoprire, conoscere e incrementare la biodiversità nelle nostre città. La campagna Urban Nature nasce per rinnovare il modo di pensare gli spazi urbani dando più valore alla natura e promuovere azioni virtuose da parte di amministratori, comunità, cittadini, imprese, università e scuole per proteggere e incrementare la biodiversità nei sistemi urbani.

 
 
20 Settembre 2020

Che cosa fare il weekend del 10-11 ottobre in tutta Italia

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Stefano Brambilla
Grandi appuntamenti e piccole manifestazioni: ecco i nostri consigli

Non sapete come passare il prossimo weekend? Vi diamo 15 (e più) consigli per appuntamenti interessanti, mostre, incontri e visite per tutta la famiglia. Molti altri li potete trovare nella nostra sezione eventi.

1. A ROMA E IN CAMPANIA PER APPIA DAY 
È un weekend interessante quello che si preannuncia per chi abita a Roma e dintorni, ma anche a Capua, in Irpinia e in altre località campane. Domenica 11 ottobre è l'Appia Day, ovvero il giorno dedicato alla Via Appia, una delle strade più belle e importanti del mondo antico: dalla mattina alla sera saranno moltissimi gli eventi organizzati per scoprire e riscoprire la Via, tra visite guidate, passeggiate, incontri, pedalate e molto altro. Importante l'impegno del Touring, che promuove l'iniziativa e organizza vari eventi.

Info: Appia Day, nostra news dedicata, con programmi sia a Roma sia in Campania.


2. IN LOMBARDIA PER MOSTRE
L’illustratore italiano più noto al mondo, una mostra completamente inedita e un libro da collezionare: la “Patagonia” di Lorenzo Mattotti si preannuncia come un evento da non perdere per tutti gli amanti dell’illustrazione contemporanea e non solo. A ospitare la mostra dal 5 ottobre al 28 novembre i suggestivi spazi di Mutty, realtà culturale a Castiglione delle Stiviere, Mantova. 

“Laggiù mi sono confrontato con spazi, distese che mi hanno enormemente scosso: è lo spazio a perdita di vista, lo spazio infinito, ma dove l’armonia delle forme apre spazi, dà profondità… Ho cercato di ricostruire questo, di ricostruirlo a memoria. Con l’aiuto del pennello ho cercato di ritrovare l’armonia dello sguardo che avevo sentito mentre viaggiavo. Era una specie di musica. Sei mesi dopo ho trovato un album di carta orientale, e ho iniziato a disegnare una sorta di spartito paesaggistico. Ho cercato di ritrovare questa musica delle forme, ho cercato la mia Patagonia dalla Patagonia che avevo attraversato”, spiega l’autore.

Info: sito di Mutty.



Inaugurazione questo weekend, nella sala espositiva del Rivellino presso il Castello Visconteo di Pavia, per la mostra “Identità s-velate. Hidden Portraits”, di Volker Hermes, artista internazionale sul quale il mondo dell’arte sta recentemente ponendo particolare attenzione. Il lavoro di Hermes è costituito dalla rielaborazione fotografica di opere pittoriche raffiguranti importanti ritratti eseguiti da celebri artisti della pittura internazionale, tra cui Jacometto Veneziano, Bronzino, Van Dyck, Rembrandt, Batoni, tra Rinascimento e diciannovesimo secolo.
 
Il progetto, iniziato dall’artista circa dieci anni fa, parte dal significato del ritratto e da ciò che nei secoli ha rappresentato per la società fino all’invenzione della fotografia. Volker analizza meticolosamente costumi e pose, dettagli e storia, per raggiungere l’obiettivo di rendere tali opere assolutamente attuali, partendo dal mascheramento fino ad arrivare al divario semantico tra velatura e copertura. Fino al 6 gennaio 2021.

Info: sito dedicato


Volker Hermes - Hidden Pourbus - Pavia (2020) - Fotomontaggio, edizione 5 + 1 AP - Da Frans Pourbus il Giovane (1569 - 1622), Ritratto di gentildonna / Portrait of a Lady - Pavia, Musei Civici​

3 A GENOVA PER I ROLLI
I Rolli Days Ottobre 2020 - dal 9 all'11 ottonre - tornano a proporre ai visitatori l’opportunità di entrare di persona nei Palazzi dei Rolli, Patrimonio Unesco dal 2006, per vedere dal vivo i cicli di affreschi, le collezioni pittoriche e le strepitose sculture eseguite tra il tardo Rinascimento e il pieno periodo Barocco. La necessità di rispondere alle vigenti normative anti COVID-19, permettendo ai visitatori di godere in tranquillità e sicurezza l’incontro con la storia, la cultura e la bellezza della città di Genova, rende l’esperienza di questa edizione dei Rolli Days particolarmente preziosa ed esclusiva. È infatti necessaria una prenotazione online per l’ingresso a ciascun sito, che sarà quindi accessibile a orari stabiliti; le visite dureranno circa 30 minuti ciascuna, per gruppi di dimensioni limitate: questo permetterà di eliminare ogni rischio di assembramenti e di cancellare i tempi di attesa in coda.
 
I visitatori dovranno quindi prenotare in anticipo la visita a ogni singolo palazzo o sito: si consiglia quindi di progettare con cura la propria esperienza, tenendo conto dei tempi di visita e delle distanze fra i palazzi per valutare con attenzione quali e quanti palazzi visitare. Per aumentare la possibilità di visita, molti dei siti aperti per Rolli Days Ottobre 2020 saranno visitabili già nel pomeriggio e nella serata di venerdì 9 ottobre.

Gli orari di dettaglio dell’apertura dei Palazzi saranno disponibili su www.visitgenoa.it



4. IN SICILIA PER GLI INCONTRI LETTERARI 
Dal 9 all’11 ottobre Ragusa torna ad essere città dei libri, della cultura, del fermento del mondo letterario che animano ancora questo Paese, ospitando alcuni degli esponenti più affermati e brillanti del panorama editoriale e le più importanti case editrici nazionali. Dal 9 all'11 ottobre va infatti in scena l’11ª edizione di “A Tutto Volume”: incontri con grandi esponenti della cultura italiana nei luoghi più belli del centro storico di Ragusa superiore (venerdì e sabato) e di Ragusa Ibla (domenica). 

Presenti firme della narrativa, dell’economia, dell’arte, della filosofia e tanto altro, con l’immancabile spazio dedicato alla letteratura per i più piccoli. Apre il Festival Giovanni Floris con la presentazione di L’Alleanza (Solferino). E poi, Marcello Sorgi, Melania Mazzucco, Riccardo Iacona, Chicco Testa, Andrea Vianello, Luca Telese. Tanti altri nomi completano il vasto programma della manifestazione che unisce letteratura, barocco, buon cibo facendone strumento di valorizzazione del territorio. 

Info: sito dedicato
 


5. A TORINO E IN PIEMONTE PER GUSTO E ARTE
Conferenze a cui partecipare in presenza e attraverso la piattaforma digitale, Laboratori del Gusto e Appuntamenti a Tavola, degustazioni e cene a tema, visite guidate nelle aziende dei Presìdi Slow Food, Mercati della Terra, proiezioni cinematografiche, concerti, iniziative nei musei e tour enogastronomici con i consigli di Slow Food. Sono soltanto alcuni degli eventi in programma per l'avvio di Terra Madre Salone del Gusto 2020, che quest'anno durerà sei mesi e non più i classici 5 giorni - dall’8 ottobre ad aprile 2021, con appunamenti digitali ma anche sul territorio.

Per l'occasione, nei primi giorni, dall'8 al 12 ottobre, in Piemonte è organizzato un calendario fittissimo che coinvolge tutte le province con appuntamenti pensati per offrire al pubblico la massima possibilità di scelta – per la tipologia di attività, per le località coinvolte e per il lasso temporale in cui si svolgono – garantendo al tempo stesso la sicurezza di tutte le persone partecipanti.

Info: sito dedicato

6. IN CALABRIA PER IL TEATRO
Sette giornate per sette prime nazionali, un’anteprima, ma anche performance, mise en éspace, progetti internazionali all’interno di più spazi e luoghi all'aperto e al chiuso. È ricco il programma della XXI edizione di "Primavera dei Teatri", il festival che si svolge a Castrovillari (Cs), in Calabria, quest'anno dall'8 al 14 ottobre - e che è patrocinato dal Club di Territorio Touring di Cosenza.
 
Negli anni il Festival è riuscito a fare della città ai piedi del Pollino un punto di riferimento dei nuovi linguaggi scenici, luogo di confronto tra generazioni di artisti. Punto di riferimento a Sud per i nuovi linguaggi della scena contemporanea e la nuova drammaturgia, il festival diretto da Scena Verticale presenta al pubblico anche nel 2020 un calendario ricco di appuntamenti, ospitando venti compagnie, tra debutti e spettacoli ospiti, con lo sguardo sempre puntato sul presente: un programma intenso che riflette su relazioni, tecnologia, politica e sulle conseguenze generate dal Covid. Ad arricchire il cartellone artistico incontri, laboratori, concerti e Primavera Kids, programmazione dedicata ai piccoli spettatori. 
 
Info: nostro articolo dedicato.



7. IN VENETO PER L'ARTE
Un weekend ideale per visitare il borgo di Portobuffolè, in provincia di Treviso, certificato dal Touring con la Bandiera arancione. E non solo per ammirare la bella Piazza Vittorio Emanuele II, dove si allineano i principali edifici pubblici d'età veneta: la Dogana, il Monte di Pietà. la Loggia comunale e il Duomo ricavato da una sinagoga dopo l'espulsione della comunità ebraica. Nel Museo di Casa Gaia da Camino, infatti, ha appena inaugurato la mostra personale di Sonia Ros intitolata "Empy Eden" (fino al 10 gennaio), che si affianca ad altre raccolte permanenti, tra cui una dedicata alla storia della bicicletta.

Come racconta il comunicato stampa, "i suoi dipinti esposti in un museo, galleria o aeroporto, rappresentano dei luoghi non luoghi che non vengono contaminati dall’esterno, delle isole in cui si è spinti ad entrare in mondo illusorio governato da un sapiente equilibrio. Se si ha la fortuna di entrarvi, si potranno incontrare, forme prive di limiti che si snodano in colori liquidi, in una danza tra fisicità ed emozione, tra sogno e realtà. Attraverso loro riconosciamo le le nostre emozioni, sensazioni, comportamenti che fanno parte del nostra natura umana".

Info: orari: sabato 10.00/12.30; domenica 10.00/12.30 15.00/19.30. Sito web del Comune.


Empty Eden, Sonia Ros a Portobuffolè​

8. A ROMA PER IL FESTIVAL DEL CINEMA LIVE
Taglia in questo 2020 il traguardo della sua VII edizione Live Cinema Festival: dal 9 al 16 ottobre otto giorni in cui macchine, arte e tecnologia si uniscono per diffondere nuovi messaggi, nuovi immaginari e nuove prospettive, attraverso performance inedite, anteprima nazionali, screenings, workshop e simposi. Una manifestazione internazionale che porta nella Capitale le più innovative performance live di spettacoli audio-visual, dove suono, immagini, spazio e lo stesso pubblico costituiscono un unicum indivisibile.

 “Vedi‌ ‌i‌ ‌suoni,‌ ‌ascolta‌ ‌le‌ ‌immagini”‌ ‌è‌ ‌il‌ ‌claim‌ ‌che‌ ‌sottolinea‌ ‌l’approccio‌ ‌sinestetico‌ ‌delle‌ ‌performance‌ ‌audio-video ‌presenti‌ ‌in‌ ‌ogni‌ ‌edizione. Quella del live cinema è una tecnica narrativa sperimentale applicata al video performativo che dà vita alla creazione simultanea di suoni e immagini in tempo reale, in cui i parametri tradizionali del cinema narrativo, rappresentati dalla soggettività fotografata dalla camera, si espandono in una concezione più ampia. A fare da scenario alla manifestazione quest'anno, per la prima volta, lo splendido edificio storico dell’Acquario Romano, ovvero la Casa Dell’Architettura, sede dell’Ordine degli Architetti di Roma.

Info: sito dedicato



9. IN UMBRIA PER LA DISFIDA
A Todi il 9, 10, 11 e 14 ottobre si svolgerà "La Disfida di San Fortunato", una celebrazione storica per la festa del Santo patrono della città. Un lungo weekend autunnale in un’atmosfera medievale con guide, taverne, tamburini, falconieri, giullari, danze, sbandieratori e tanto altro. Tra gli appuntamenti da non perdere durante l’evento la mostra-mercato di artigianato locale, con prodotti tipici, hobbistica, gastronomia di Todi; il Palio dell’Aquila; il pranzo Medievale in costume al Nido dell'Aquila. Nella fase conclusiva della manifestazione avrà luogo il Corteo Storico.  
 
Torna domenica 11 ottobre anche l’appuntamento con la periodica fiera mercato del Piccolo Antiquariato e del Collezionismo. L’Associazione Culturale inDivenire ha dato vita ad AnticaMente, una nuova mostra-mercato dedicata solo al piccolo antiquariato, collezionismo e alle cose autentiche d’altri tempi, antecedenti agli anni ’60. Si svolgerà in via Menecali, ingresso principale per il centro storico della Città, davanti al tempio di S. Maria della Consolazione. L'ingresso è gratuito.



10. IN EMILIA ROMAGNA PER DIRITTI UMANI E PELLEGRINO ARTUSI
Dal 6 all’11 ottobre a Bologna è in programma la quattordicesima edizione del Terra di Tutti Film Festival, organizzato da da COSPE, associazione nata a Firenze nel 1983 e che oggi lavora in 25 Paesi del mondo con circa 100 progetti per lo sviluppo equo e sostenibile, il rispetto dei diritti umani, la pace e la giustizia tra i popoli, e WeWorld, organizzazione con sede a Bologna e Milano che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e comunità locali in 27 Paesi inclusa l’Italia. Terra di Tutti Film Festival nasce per parlare di diritti umani e ascoltare voci dal mondo invisibile con 30 film da 22 paesi, oltre 10 eventi off, riflessioni e dibattiti sui diritti umani, lotte ambientali, conflitti, migrazioni.

Info: sito dedicato.

La cucina, nella sua veste artistica e creativa, è raccontata nella mostra “Pellegrino Artusi 1820 - 2020. Ricette a fumetti di Alberto Rebori” a cura di Andrea Tomasetig a Casa Artusi, Chiesa dei Servi a Forlimpopoli, sede dell’esposizione, dal 9 al 25 ottobre. La rassegna, in collaborazione con Casa Artusi, si inserisce nel calendario delle celebrazioni dedicate al bicentenario della nascita di Pellegrino Artusi (Forlimpopoli 1820 – Firenze 1911) padre della moderna gastronomia italiana, e si apre con un convegno di due giorni.

Accompagnato da aneddoti e riflessioni personali il ricettario La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Artusi è pubblicato per la prima volta dall’autore nel 1891 all’età di 71 anni e nasce come apporto alla formazione culturale della cucina italiana, un contributo aperto ai lettori, soprattutto alle lettrici dell’epoca, coronato da uno straordinario successo editoriale continuato nel tempo. Con un approccio fedele al testo e insieme molto libero Alberto Rebori, eccellente illustratore e disegnatore di fumetti, realizza nel 2001 per l’editore Maurizio Corraini una serie di tavole a fumetti, pubblicate a corredo del celebre libro.

Info: sito dedicato.



11. IN TOSCANA PER I FESTIVAL
Visionaria ma con i piedi per terra, in cerca dei “Confini del futuro”. È la quarta edizione di Libropolis – Festival di Editoria e Giornalismo che torna a Pietrasanta da venerdì 9 a domenica 11 ottobre. Dibattiti, presentazioni di libri e approfondimenti sui grandi temi del presente e del passato, con alcuni dei più noti opinionisti della scena socio-politica e culturale italiana, sono la cifra della rassegna che, anche quest’anno, sarà ospitata nelle sale del Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta e, per la prima volta, anche nella straordinaria Chiesa di Sant’Agostino. Info: sito dedicato

Quattro giorni di eventi, tre mesi di festival: Internet Festival, la manifestazione che da 10 anni indaga il web con decine di esperti internazionali, panel, laboratori, contest e appuntamenti culturali, si amplia e si trasforma. #Reset è la parola chiave dell’edizione numero 10, che si terrà a Pisa dall’8 all’11 ottobre con eventi dal vivo e iniziative in streaming, destinate a proseguire fino a dicembre. Una decina le sedi coinvolte in città, per un festival diffuso e più che mai attento a mantenere le condizioni di sicurezza richieste dalle normative anti-contagio: il fulcro della kermesse sarà rappresentato dal Centro Congressi Le Benedettine, che ospiterà la maggior parte dei panel dal vivo, oltre alla mostra Hello World, percorso in technicolor attraverso la nascita e la crescita dell’informatica, sviluppato nei sotterranei dell’ex convento. Intenso l’impegno profuso nel coinvolgere il tessuto economico e sociale della città, attraverso presentazioni di libri nelle librerie cittadine, contest rivolti alle attività commerciali e in particolare alle categorie che più hanno sofferto della crisi dovuta al Covid. Info: sito dedicato

12. IN FRIULI VENEZIA GIULIA PER LA BARCOLANA
Dulcis in Fundo. La Barcolana, la più grande regata al mondo, si tiene a Trieste l'11 ottobre, ma già dal 3 ottobre la città è diventata palcoscenico delle eccellenze turistiche del Friuli Venezia Giulia.

Info: sito dedicato.
7 Ottobre 2020

In camper in Abruzzo, dai vigneti del Montepulciano alla costa dei Trabocchi

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Un itinerario da Pescara a Vasto, un anello tra mare e Appennini
 
In questo itinerario apriamo il sipario sull'autunno splendente dell'Abruzzo. Partiremo da Pescara per percorrere un ampio anello nell’entroterra, visitando i luoghi di produzione delMontepulciano e poi scoprire la fascinosa costa deiTrabocchi. La costa meridionale dell’Abruzzo è molto diversa da quella settentrionale. Si presenta infatti con tratti rocciosi che si protendono verso il mare, arricchiti dalla quinta dei colli che si innalzano nel vicino entroterra. 
 
COME ARRIVARE
La A14 Adriatica e la parallela SS16 percorrono da nord a sud la costa abruzzese, toccando tutte le località marine dell’itinerario e consentendo di raggiungere facilmente l’entroterra lungo strade secondarie. Dal versante tirrenico centrosettentrionale un collegamento è garantito dalla A24 per L’Aquila. Dal versante tirrenico meridionale si possono seguire due direttrici di marcia, entrambe con uscita dalla A1 a Caianello. Volendo accedere all’itinerario da nord si prosegue per Isernia, Roccaraso, Sulmona e Pratola Peligna, continuando fino a Pescara sulla statale o sulla A25; se invece si vuole compiere il percorso nel senso inverso a quello descritto, da Isernia si percorre la SS 650 del Trigno per San Salvo e Vasto. 
 
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PESCARA DANNUNZIANA
Attraversata dall’ultimo tratto dell’Aterno, che forma un ampio porto-canale prima di sfociare nell’Adriatico presso lo scalo marittimo, la città conserva alcune delle principali testimonianze dannunziane, a cominciare dalla casa natale del poeta in corso Manthonè. Le sale espositive allestite nell’edificio consentono di ripercorrere i momenti più significativi della vicenda familiare del Vate, con arredi d’epoca e oggetti commemorativi. Poco lontano sorgono la cattedrale neoromanica di S. Cetteo, costruita negli anni ’30 dello scorso secolo con fondi in parte messi a disposizione dallo stesso d’Annunzio, e l’imperdibile museo delle Genti d’Abruzzo, ospitato nell’ex carcere borbonico. Sulla sponda opposta del canale, raggiungibile con una breve passeggiata, si trova il novecentesco palazzo del Governo, con la sala della Giunta ornata dal celebre dipinto di Francesco Paolo Michetti, La figlia di Jorio, che ispirò l’omonima opera teatrale dannunziana.  

All’uscita meridionale della città si distende la pineta di Francavilla al Mare, già in provincia di Chieti. Si intravvede la scogliera che precede Ortona. Ma prima di continuare lungo la costa, è imperdibile una digressione sulle colline dell’entroterra, custodi di tesori artistici e della nostra enologia più rinomata.
 
Pescara, la statua di D'Annunzio in piazza del Governo / Getty Images
 
LE COLLINE DEL MONTEPULCIANO, FINO AI PIEDI DELLA MAIELLA
Eccoli i paesi del Montepulciano Doc, che oltre ai pregiati vigneti esprimono una incredibile ricchezza di arte e folclore. Imboccata la SP649, la prima tappa è Ripa Teatina, il cui centro storico è caratterizzato dalle torri di guardia fatte costruire alla fine del XV secolo da Alfonso II d’Aragona insieme a una cinta muraria poi smantellata. È invece dell’anno 1010 il campanile della chiesa di S. Stefano, una delle più antiche del paese. 
 
Villa Magna, a qualche chilometro di distanza, fu presidio del popolo italico dei marrucini, posto a difesa di Chieti: nel borgo medievale sorge la chiesa barocca di S. Maria Maggiore, con stucchi rococò e tele di scuola napoletana. Salendo verso i primi contrafforti appenninici, Vacri è un altro esempio di architettura medievale, anche se i reperti archeologici rinvenuti nel circondario fanno risalire il primo insediamento al III secolo a.C. Dall’abitato si apprezza un ampio panorama sul massiccio della Maiella, al quale ci si avvicina portandosi nell’arroccato nucleo longobardo di Fara Filiorum Petri, celebre per la processione delle Farchie, torce di canne alte fino a 9 metri portate in processione durante la festa di sant’Antonio Abate, il 16 gennaio. 
 
Ripa Teatina / Getty Images
 
Di tutt’altro genere, a San Martino sulla Marrucina, è l’antica tradizione dei polverieri, che fin dal XVI secolo producevano e commercializzavano una polvere pirica di grande efficacia, utilizzata soprattutto nell’agricoltura per liberare i terreni da massi e tronchi. La più occidentale delle località di questo itinerario a sfondo enologico è Guardiagrele, ormai a ridosso della Maiella, che d’Annunzio definì “la terrazza d’Abruzzo” per la posizione splendidamente panoramica. 
 
Da qui si ridiscende verso il mare con una tappa a Orsogna: citata per la prima volta in un documento del 1151, è con tutta probabilità il borgo raffigurato dal Michetti nella tela della Figlia di Jorio. Oltre alla torre del Bene, edificio rurale fortificato del XIII secolo, merita una sosta il parco dell’Annunziata, un’area verde perfetta per godersi una pausa dalla guida. Una ricorrenza molto sentita è la Sagra dei Talami, quadri viventi a soggetto biblico che sfilano in corteo nei giorni del lunedì in Albis e di Ferragosto. 
 
Un’altra sosta la merita Tollo, piccola capitale dell’enologia abruzzese. Il legame con la cultura della vite è talmente profondo da aver ispirato un progetto di ristrutturazione del centro storico, scenario di una grande festa in costume nella prima domenica di agosto per ricordare la vittoria del 1566 contro i mori. L’ultima tappa collinare è a Miglianico, dove la chiesa di S. Michele Arcangelo conserva un affresco mariano del ’500 che ispirò d’Annunzio per una delle Novelle della Pescara
 
Guardiagrele, "terrazza di Abruzzo" / Getty Images
 
DA ORTONA ALLA COSTA DEI TRABOCCHI
Raggiunta nuovamente la costa al margine meridionale dell’abitato di Francavilla, si riprende la discesa portandosi rapidamente a Ortona. L’antica Epineion, menzionata nel I secolo a.C. dal geografo greco Strabone, conserva un centro storico ricco di monumenti. Ortona è considerata il punto d’inizio della Costa dei Trabocchi, ma per trovare le prime macchine da pesca si viaggia verso San Vito Chietino, una delle residenze di d’Annunzio, con il borgo affacciato sull’Adriatico dalla sommità di un tavolato roccioso. In posizione ancora più elevata tra mare e collina, a poco più di 10 chilometri nell’interno, Lanciano è una delle mete d’arte e di cultura più importanti d’Abruzzo: già capitale del regno italico dei frentani, fu il centro principale della regione durante il medioevo e conserva monumenti, chiese e palazzi di grande valore, che si alternano a porte, fontane e torri.
 
Le mura di Ortona / Getty Images
 
Fossacesia Marina il trabocco di Punta Cavalluccio domina il profilo della costa ma, volgendo lo sguardo alla collina, è la splendida abbazia di S. Giovanni in Venere a imporsi all’attenzione. Lasciato il camper nel posteggio adiacente (spesso affollato nei giorni festivi), si visita il maestoso edificio in pietra e mattoni di stile romanico-gotico. 
 
Fossacesia / Getty Images
 
Presso la foce del fiume Sangro, dove un ampio parcheggio panoramico offre l’occasione per una sosta libera, si trovano le indicazioni per la riserva naturale regionale Lecceta di Torino di Sangro, che include il trabocco delle Morge ed è percorsa da facili sentieri. Una seconda area protetta, la riserva naturale regionale Punta Aderci, è situata poco più a sud e si raggiunge dal faro di Punta Penna (secondo per altezza in Italia dopo la Lanterna di Genova) prendendo la strada per Porto di Vasto. Sul litorale nidifica il fratino, che depone le uova in piccoli avvallamenti nella sabbia; per evitare di danneggiarle durante le escursioni sono state predisposte alcune passerelle. 
 
Il segreto del saporito brodetto è custodito e messo in tavola dai ristoranti di Vasto, mentre gli ultimi trabocchi della costa abruzzese sono in prossimità di San Salvo Marina, dove una pista ciclabile si snoda lungo le dune. Per il rientro occorre invertire la rotta o, se si è diretti al versante tirrenico meridionale, imboccare la strada di fondovalle del Trigno verso Isernia e la A1. 
 
La riserva di Punta Aderci / Getty Images
 
LE AREE DI SOSTA
Fara Filiorum Petri - Area attrezzatagratuita in prossimità del campo sportivo. 
Lanciano - Area attrezzata nel parcheggio lungo via per Frisa. Turismo Le Mignole, contrada Arenale 8, tel. 0871869190
Rapino - Area attrezzatain via Ferraginile con impianto Camper WC Wash. 
San Salvo Marina - Area attrezzataa pagamento presso Poseidon Beach, SS16 n. 160, tel. 0873802231, 3473560033
Torino di Sangro - Area attrezzata Camping le Morge a Lido Le Morge, tel. 0873911378
Vasto - Area attrezzatapresso il camping Oasi Punta Aderci, nella riserva naturale, via Torre Sinello 31, tel. 3476838873
 
- I camping segnalati sono soggetti a chiusure stagionali. È indispensabile telefonare prima di recarsi sul posto.
 
L'ASSICURAZIONE
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16 Ottobre 2020

Che cosa fare il weekend del 17-18 ottobre in tutta Italia

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Grandi appuntamenti e piccole manifestazioni: ecco i nostri consigli
 
Non sapete come passare il prossimo weekend? Vi diamo dieci (e più) consigli per appuntamenti interessanti, mostre, incontri e visite per tutta la famiglia. 

1. IN TUTTA ITALIA PER I PRESIDI SLOWFOOD
Per celebrare il ventennale dei Presidi SlowFood, ecco in programma la prima edizione di Presìdi Aperti, una giornata in cui oltre 70 produttori (l'elenco è in continuo aggiornamento) che fanno parte del progetto Slow Food a tutela della biodiversità apriranno le porte delle aziende agricole e dei laboratori di trasformazione, per condividere con il pubblico una parte della loro quotidianità e permettere ai visitatori di ascoltare i loro racconti, assaggiare i loro prodotti, conoscere da vicino le storie dei custodi della biodiversità. L'appuntamento è per domenica 18 ottobre 2020.

Info sul nostro articolo dedicato.



2. A TORINO PER PORTICI DI CARTA
 
***EVENTO ANNULLATO (tranne l'installazione dedicata a Sepulveda)

Portici di Carta - la libreria en plein air più lunga del mondo - torna per la sua XIV edizione nelle strade di Torino. Ad animare l'evento non sono solo le librerie e gli editori, ma gli scrittori, i bibliotecari, gli insegnanti, i tanti lettori e volontari coinvolti. L’edizione 2020 è dedicata a Luis Sepúlveda. Un omaggio è in programma domenica 18, alle 18, che vede protagonista la compagna di una vita, Carmen Yáñez, insieme alla sua traduttrice in italiano, Ilide Carmignani. Sabato 17 ottobre alle 15, invece, è in programma lo spettacolo per bambini e adulti tratto da La Gabbianella e il gatto, mentre in piazza San Carlo, letture dei suoi libri per bambini e un’azione di pittura collettiva ispirata alle sue opere. 

Anche l'inaugurazione è nel segno di Sepulveda. Venerdì 16 ottobre alle ore 17:30 presso il Mausoleo della Bela Rosin, dell’installazione di Assemblea Teatro dedicata a Sepúlveda, in occasione della quale saranno esposti scatti di grandi fotografi ma anche immagini più semplici, tratte dagli archivi di Assemblea Teatro e del Salone Internazionale del Libro, dagli album di famiglia, ma anche e soprattutto copertine di libri, la più grande eredità di Lucho. Il programma prosegue con due giorni di presentazioni, spettacoli, tavole rotonde, dialoghi, laboratori e attività con, tra gli altri: Alessia Gazzola, Simonetta Agnello Hornby, Domenico Quirico, Domenico Dara, Ugo Revello, Saolo Lucci, Luigi Ballerini. 
 
Info: per tutti gli eventi della XIV edizione di Portici di Carta è obbligatoria la prenotazione sul sito www.porticidicarta.it



3. A MILANO PER TEATRO, NATURA E FIORI
Un evento nomade, che approda in luoghi inaspettati di Milano sabato 17 e domenica 18. Si tratta delle Caravan Stories di Serena Di Blasio, racconti di viaggio tra l’Italia e i Balcani. La formula è insolita: gli spettacoli sono messi in scena a bordo di un caravan, destinati a un solo spettatore alla volta. Ed è il passeggero a decidere verso quale meta farsi condurre: tra i tredici evocativi titoli ne può scegliere solo uno, seguendo un’intuizione, una affinità, una suggestione. I racconti rappresentano le vite di diversi personaggi, immaginari o tratti dal reale, nati nel corso di un viaggio in cui l’autrice si è lanciata seguendo poco più che un impulso al moto, all’attraversamento. Nell’estate 2019, a bordo del suo piccolo furgone accompagnata dal suo cane e una pupazza, l’artista ha percorso 3600 km lungo tutto l’Adriatico, tra l’Italia e i Balcani: trentatré giorni di viaggio, su strade secondarie e con una cartina geografica alla ricerca di una modalità antica di incontrare persone e storie. 

Ciascun episodio ha una durata di 5/10 minuti. L’ingresso è gratuito. Prenotazione obbligatoria a info@pimoff.it. Sabato 17 ottobre dalle ore 11.00 alle ore 13.00 | Osteria Isola Anita, via dei Missaglia 48, Milano; sabato 17 ottobre dalle ore 16.00 alle ore 19.00 | Serra Lorenzini, via Fabrizio De André 2, Milano; domenica 18 ottobre dalle ore 16.00 alle ore 19.00 | Corso di Porta Ticinese 45, Milano. 



Sabato 17 e domenica 18 ottobre, dalle 9 alle 19, Piazza Castello, davanti al Castello Sforzesco, ospiterà la prima edizione milanese di Flor, mostra-mercato florovivaistica che da oltre quindici anni colora il centro di Torino e che è diventata, nel tempo, tra i principali appuntamenti italiani per gli appassionati. All’evento, gratuito per il pubblico, saranno presenti oltre 50 florovivaisti provenienti da tutta Italia, che proporranno le proprie eccellenze, ideali per abbellire spazi urbani, giardini, terrazzi e balconi: si andrà dalle piante succulente a quelle carnivore, passando per una grandissima varietà di orchidee di ogni tipo, di cui la Lombardia è l’incontrastata capitale italiana.

Info: sito dedicato.



Al Parco Nord Milano sabato 17 e domenica 18 ottobre in programma la "Giornata della Custodia", a cura del Servizio di Vigilanza Ecologica Volontaria. Previste numerose attività, tra cui: Fotografare il parco in bicicletta; visita ai rifugi antiaerei; liberazione avifauna; passeggiate nel parco di notte; illusraizone attività posizionamento nidi artificiali e gestione apiario. Il ritrovo è alla Cascina Centro Parco (via Clerici 150, Sesto San Giovanni). 

Info: sito dedicato

4. IN UMBRIA PER IL SEDANO NERO
Si terrà domenica 18 ottobre a Trevi, in Umbria, la prima giornata con “Di Sana Pianta. Germogli di allestimenti futuri”, una serie di laboratori, incontri, proposte esperienziali di relazione con la Natura e con le nostre radici che porterà i partecipanti a riconoscere e saper utilizzare le erbe, tingere tessuti con le foglie, curarsi naturalmente, ascoltare la musica del Sedano Nero di Trevi. “Di Sana Pianta” è in programma in concomitanza alla Mostra Mercato del Sedano Nero di Trevi (17 e 18 ottobre), presentando alcuni eventi artistici mirati a valorizzare il Sedano Nero, prodotto principe di Trevi, Presidio Slow Food.

Info: sito dedicato.



5. IN ALTO ADIGE PER IL RINGRAZIAMENTO
È senza dubbio una delle feste del ringraziamento più antiche d’Italia: la Festa dell’Uva di Merano si celebra al termine della vendemmia nel terzo fine settimana di ottobre. E così anche quest’anno, nel pieno del meraviglioso autunno meranese, è in programma un intero weekend all’insegna della tradizione, della musica e della gastronomia: la Festa dell’Uva – il 17 e 18 ottobre – rappresenta uno degli eventi più antichi e più amati dell’intero Alto Adige.

Per le tradizioni, da non perdere i carri allegorici e decorati in centro che saranno posizionati nelle piazze più importanti della città; anche la statua di Sissi, nel parco Elisabetta, verrà decorata con addobbi autunnali. Per tutto il weekend si potranno ammirare coppie con costumi tradizionali e i tanto amati “Saltari”, entrambi simboli di cultura vivente. Ma previste anche passeggiate, momenti musicali, masterclass.

Info sul sito dedicato.


 
Anche nella splendida Piazza Walter a Bolzano il 17 ottobre dalle 8.30 fino alle 17 avrà luogo la Festa del Ringraziamento, cui prenderanno parte 34 espositori, di cui 16 appartenenti al Gallo Rosso: contadini dell’Alto Adige che porteranno in piazza i loro prodotti sani, freschi e genuini come uova, specialità di formaggi, latticini, erbe aromatiche speck, salumi, carne, pane, distillati e vini, sciroppi di frutta, marmellate e tanto altro.
 
Info sul sito dedicato.

6. A ROMA PER IL CIRCO MASSIMO
Torna dal 1° al 24 ottobre Circo Maximo Experience, la visita immersiva in realtà aumentata e virtuale del più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità e uno dei più grandi di tutti i tempi, il Circo Massimo. Apertura straordinaria tutti i giovedì, venerdì e sabato dalle ore 15.30 alle 18.30, con ultimo ingresso alle 17.40.
 
Grazie alla realtà aumentata e virtuale, il visitatore potrà immergersi totalmente nella storia del sito archeologico con la visione delle ricostruzioni architettoniche e paesaggistiche lungo tutte le sue fasi storiche: dalla prima e semplice costruzione in legno, ai fasti dell’età imperiale, dal medioevo fino ai primi decenni del ’900. Si vedrà l’antica Valle Murcia arricchirsi di costruzioni, si passeggerà nel Circo tra le botteghe del tempo, assistendo a una emozionante corsa di quadrighe tra urla di incitamento e capovolgimenti di carri, fino a restare senza fiato di fronte all’imponente Arco di Tito alto circa venti metri, ricostruito in realtà aumentata e in scala reale davanti ai propri occhi.

Info: sito dedicato.


7. IN LOMBARDIA PER SCULTURE, MONTAGNE E CASTELLI
- Al via la seconda edizione del Lecco Mountain Festival, un evento dedicato alla monta- gna e all’alpinismo, alla cultura e alle tradizioni dei territori montani, pronto a sbarcare sulle sponde del Lario dal 15 al 18 ottobre 2020.
Tra i protagonisti di questa seconda edizione, che conferma la propria presenza annuale sulla sponda orientale del Lago di Como, ci sarà Alessandro Baù. Venerdì 16 ottobre Baù racconterà per la prima volta in Italia la sua recente impresa alle Tre Cime di Lavaredo, la via “Space Vertigo” aperta nell’agosto 2020. Info: sito dedicato

- Una nuova puntata per l’Officina della Scultura, iniziativa ideata e promossa da Fondazione Piero Cattaneo. Dal 13 al 18 ottobre Bergamo accoglie due interventi scultorei di Franco Mazzucchelli (Milano 1939): in due luoghi simbolo della città, largo Porta Nuova e piazzetta Santo Spirito, trovano accoglienza due grandi sculture gonfiabili. Queste strutture in PVC si danno propriamente alla città, come allude lo stesso titolo A. TO. A. sigla di Art to Abandon, ma anche alla francese à toi, a te / per te, cioè per il pubblico; i cittadini infatti da spettatori vengono invitati a trasformarsi in performer, intervenendo sulla superficie plastica con pennarelli indelebili. Info sulla nostra notizia dedicata.

- Nella penombra suggestiva della notte, i contorni si fanno più nitidi, il silenzio lascia spazio a suoni inattesi e l’immaginazione rende tutto più trasparente, quasi reale. È così che il viaggio nella storia del Castello di Padernello, imponente maniero quattrocentesco della Bassa Bresciana, si fa più affascinante ed esclusivo. Grazie alle aperture serali – previste sabato 17 ottobre e venerdì 23 ottobre – l’antico e originale ponte levatoio del Castello scenderà sul fossato per aprire l’ingresso al suo intreccio di epoche, di opere d’arte e di personaggi storici, ai visitatori notturni che sceglieranno di compiere questa esperienza speciale. Prenotazione obbligatoria. Info: www.castellodipadernello.it.


Castello di Padernello - foto Gilberti

- Dal 16 al 19 ottobre si terrà al Castello di Belgioioso, Pavia, Next Vintage, l’importante mostra mercato dedicata alla moda e agli accessori d’epoca. Nelle sale del castello saranno esposti capi e accessori d’antan scelti e ritrovati dai sessanta espositori che partecipano alla mostra, in un susseguirsi di stili che ricordano epoche diverse ed evocano nostalgie di un tempo passato. Info: sito dedicato.



8. IN SICILIA PER IL CINEMA ARCHEOLOGICO
Dal 15 al 18 ottobre Licodia Eubea (Ct) diventerà la capitale internazionale del Cinema Archeologico. Da giovedì 15 ottobre il pittoresco borgo adagiato sul versante nord-occidentale dei Monti Iblei ospiterà per il decimo anno consecutivo la Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica, uno dei più importanti festival cinematografici italiani (l’unico nel sud Italia) dedicato alla divulgazione dell’Antico attraverso le arti visive. Trentadue pellicole in programma, tra documentari, docu-fiction, film di animazione e cortometraggi; otto film stranieri, sette prime nazionali, oltre quattordici ore di proiezioni, un ricco calendario di eventi collaterali e tante novità.

Info: sito dedicato.

9. IN PIEMONTE PER LE ZUCCHE
Da 15 anni “Fuori di Zucca” torna puntuale a Santa Maria Maggiore, in Valle Vigezzo (Vb), e rappresenta ormai un appuntamento fisso, ancor di più negli ultimi anni, con l'abbinata all'amatissimo “Treno del Foliage”: una vera e propria festa degli orti e dei sapori autunnali. Appuntamento dunque sabato 17 e domenica 18 ottobre nel borgo Bandiera Arancione del Touring.

Imperdibili gli allestimenti scenografici tra vie e piazze di Santa Maria Maggiore, in cui protagoniste saranno le zucche, a centinaia, multicolori e di mille forme. Immancabile, nel pomeriggio del sabato e nella mattinata di domenica, il mercatino della terra, in Piazza Risorgimento, con i profumi degli orti d’autunno e dei boschi di montagna. E ancora, i concerti dei Murmur Mori e della Otto Street Band, Cucurbita, la mostra internazionale di Arte Postale, i giochi dei nonni, i dialoghi tra uomo e zucche di Biagio Bagini e gran finale con la svendita delle zucche. 

Info: sito dedicato


Fuori di Zucca in Piemonte - foto Bertina​

10. IN EMILIA ROMAGNA PER LA FOTOGRAFIA
A Palazzo Magnani di Reggio Emilia inaugura il 17 ottobre (fino al 10 gennaio 2021) TRUE FICTIONS – Fotografia visionaria dagli anni '70 ad oggi, la prima mostra in Italia dedicata al fenomeno della staged photography, tendenza che, a partire dagli anni Ottanta, ha rivoluzionato il linguaggio fotografico e la collocazione della fotografia nell’ambito delle arti contemporanee. Prodotta da Fotografia Europea, la mostra presenta il lato più immaginifico della fotografia attraverso le invenzioni di alcuni tra i maggiori autori degli ultimi trent’anni e le sperimentazioni nate dall’avvento della tecnologia digitale. Altre tre mostre prendono in via nella città. Info: www.palazzomagnani.it

Per ColornoPhotoLife, invece, inaugura questo weekend un'altra bella mostra. Il fotografo Michael Kenna, tra i più importanti fotografi contemporanei di paesaggio, accompagna i visitatori nei luoghi del “Fiume Po”, esplorando l’intero corso d’acqua dalla sorgente alla foce. La mostra è aperta nel piano nobile della Reggia di Colorno (Pr) dal 16 ottobre all’8 novembre, il sabato, la domenica e i festivi, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Info: sito dedicato.


 
11. IN FRIULI VENEZIA GIULIA PER CASTELLI 
Giornata di festa il 17 e 18 ottobre per gli antichi castelli di Strassoldo di Sopra e di Sotto (Cervignano del Friuli, Udine). D’accordo con le autorità preposte e in simbiosi con professionisti della sicurezza, è stato delineato il programma de “Magici intrecci autunnali”, nato dalla costola degli eventi già collaudati con successo in questo luogo. Cuore del programma rimarranno artigiani, vivaisti d’eccellenza, suggestivi addobbi autunnali e il fascino antico del sito, ma lo svolgimento sarà diverso: il nuovo formato prevede l’esclusione degli interni dei due manieri e una maggiore fruizione dei giardini e della Cancelleria del Castello di Strassoldo di Sopra.

Un filo magico, a senso unico, legherà la storia e la natura del luogo con gli espositori, che saranno inseriti in modo armonioso, lungo tutto il percorso. Ci sarà un’entrata unica nel Borgo Vecchio (accessibile da Via Gradisca). L’itinerario si dipanerà fluidamente nei giardini della Vicinia, di casa Artuico e di Casa Rambaldo e il parco secolare, che saranno direttamente collegati al Brolo e alla Cancelleria, con l’apertura dei cancelli gemelli posti vicino alla pileria del riso. Dal Brolo, circondato di chiare acque di risorgiva, i visitatori entreranno nella Cancelleria dal retro e usciranno dall’evento passando dal portone anteriore dell’edificio.

Info sul sito dedicato.
 

 
12. IN VALLE D'AOSTA PER LE REGINE
È un vero e proprio spettacolo che si tramanda dalla notte dei tempi: quello della battaglia delle regine in Valle d'Aosta è non solo folclore, ma anche tradizione e identità. Le regine (reines) sono le vacche più battagliere, quelle che animano le lotte all’ interno delle mandrie. La finale regionale è in programma sabato 17 e domenica 18 ottobre all’Arena Croix Noire di Aosta con un ricco programma.

Info: sito dedicato

5 Ottobre 2020

Passeggiate d'autunno nei parchi e nelle riserve degli Appennini

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Fabrizio Milanesi
I nostri consigli per vivere le atmosfere della stagione pastello: itinerari ed esperienze

Da fine settembre fino ai primi giorni di novembre, i boschi degli Appennini si ammantano di colori caldi, gialli che virano all'arancione, rossi cupi e tutte le tonalità del marrone. Faggete a perdifiato, alberi che risalgono persino al Rinascimento, boschi di castagni ed esperienze per tutta la famiglia, di giorno come di notte.

Non dimentichiamoci che per molti animali è il tempo degli amori, per altri il momento frenetico prima del riposo invernale. Per vivere le atmosfere incantate dell’autunno vi regaliamo suggestioni e consigli di itinerari che si addentrano nei parchi nazionali e nelle riserve naturali talvolta tutelati anche dall'Unesco. Un tesoro da scoprire passo dopo passo.
 
L'autunno nel Parco delle Foreste Casentinesi / Getty Images
 
1. FOGLIAGE ED ESPERIENZE D'AUTUNNO NEL PARCO DEL BEIGUA
Il parco del Beigua è la più vasta area naturale protetta della Liguria, classificato dall’Unesco come UNESCO Global Geopark per il suo patrimonio di testimonianze storico-culturali, presenti sul territorio o conservate nei musei. Addentrarsi nella Foresta della Deiva a Sassello o percorrere la strada megalitica che parte da Alpicella (Varazze) attraversando una meravigliosa faggeta, salire verso Forte Geremia da Masone o al Bric del Dente da Campo Ligure: questi sono solo alcuni dei percorsi che l’ente parco consiglia per ammirare i contrasti di colore autunnali, le macchie di colore che si stagliano contro il blu del cielo o i profili delle montagne.

Per vivere un’esperienza coinvolgente e, perché no, anche formativa, l’Ente Parco è generosissimo di proposte stagionali, visite a tema per bambini, passeggiate con il cane, orienteering, trekking scoprire la fauna notturna. Le escursioni partono dalle principali località che riferiscono al parco: dalla Casa del Parco di Sassello, Tiglieto, e Varazze (in provincia di Savona), a Masone in provincia di Genova.
 
Per saperne di più
- Scopri la sezione dedicata all’autunno del sito del Parco del Beigua 
- Per tutte le info e i contatti sugli eventi nel parco vai alla pagina dedicata del sito del Parco del Beigua 
 
Autunno nel Parco del Beigua / foto parcobeigua.it  
 
2. IL SENTIERO DI BADIA PRATAGLIA, NEL PARCO DELLE FORESTE CASENTINESI
Foreste fitte, valli impervie, natura primordiale, faggete e abetaie, cervi e lupi. Terra di eremi e pievi, di eremiti e profeti, di torri e castelli. Disteso tra Romagna e Toscana, il Parco nazionale delle Foreste casentinesi, Monte Falterona e Campigna è un ambiente straordinario di montagne e boschi da cui lasciarsi conquistare. Anche in autunno.

Tra la fine di ottobre e i primi di novembre faggete sterminate si accendono in un esaltante foliage multicolore, con tutte le sfumature del giallo, del rosso, del verde, dell'arancione. La tavolozza è ricchissima di colori. In questo territorio si contano quaranta specie di alberi differenti, assai più che in qualsiasi altra foresta della penisola. Le dorature dei faggi si accostano agli abeti bianchi, e poi aceriolmitigli frassini in un tappeto giallo e aranci.

Un'escursione adatta a tutti è il Sentiero Natura di Badia Prataglia, piccola località presso Poppi (Ar). Il sentiero risale la piccola valle del torrente Archiano d’isola, rivestita da uno spettacolare bosco di faggio. Si tratta de “l’Archian rubesto”, citato da Dante nel V canto del Purgatorio, a proposito dell’episodio di Bonconte da Montefeltro che, ferito nella battaglia di Campaldino (nei pressi di Poppi) del 1289 tra guelfi e ghibellini, vide sospinto e disperso il suo corpo proprio nelle acque dell’Archiano in piena.
 
Per saperne di più: 
- Vai alla scheda dedicata al sentiero di Badia Prataglia sul sito del Parco nazionale
 
I colori d'autunno nel Parco delle Foreste Casentinesi / Getty Images
 
3. I CASTAGNETI DI SARNANO (MC), NEL PARCO DEI MONTI SIBILLINI
Dalla strada che da Norcia si inerpica fino alla forca della Civita si distacca il suggestivo tracciato che penetra nel Parco nazionale, dove ancora riecheggiano i miti della Sibilla appenninica e le leggende popolari del Guerin Meschino, Il Parco è stato istituito nel 1993 e si estende per quasi 70 mila ettari in territorio marchigiano e umbro. L’autunno nemmeno a dirlo è un’esplosione di colori che si riversano dai lecci, dalle roverellecarpino nero, dai cerri e dai faggi che svettano alle quote più elevate.
 
Per godersi le atmosfere di stagione un punto di partenza ideale per un trekking è Sarnano, borgo medievaleBandiera arancione Tci, impreziosito da un incantevole centro storico. Si cammina tra case e chiese di mattoni rossi, fino alla piazza più alta, da cui si ha una bellissima vista sulla campagna circostante. Sarnano si trova ai piedi dei Monti Sibillini e all’interno del territorio comunale ricade, per esempio, l’eremo di Soffiano, raggiungibile con una breve escursione adatta anche ai bambini. 
 
Intorno a Sarnano si estendono diversi boschi di castagni che in autunno si colorano di sfumature spettacolari. Uno dei più facili da raggiungere è quello di Valcajano a pochi chilometri dal centro abitato. Il percorso è agevole, basta uscire da Sarnano in direzione Macerata e in località Callarella (all’altezza di una rivendita di materiali edili) svoltate a destra verso località Borghetti. Li si imbocca una strada che conduce nei pressi dello bosco. Da una radura partono i sentieri che si addentrano nella vegetazione.

Per saperne di più: 
- Vai alla scheda di Sarnano sul sito Bandiere arancioni. 
- Vai al sito del Parco nazionale dei Monti Sibillini 

Sarnano, Bandiera arancione Tci / foto Comune di Sarnano
 
4. DA OPI ALLA VAL FONDILLO, NEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO
Le faggete vetuste del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise celebrate dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Spettacolari e immense sono quelle di Val Cervara a Villavallelonga, Moricento a Lecce nei Marsi, Coppo del Morto e Coppo del Principe a Pescasseroli e Cacciagrande a OpiMille ettari che ospitano foreste vetuste tra le più importanti d’Europa.
 
Un borgo da cui partire per programmare una avventura in questo mondo incantato è Opi (Aq), borgo medievale e Bandiera arancione Tci. Opi si eleva sopra un costone di roccia con vista sul monte Marsicano e la val Fondillo.
 
Dal Centro Foresta della val Fondillo si dipartono numerosi sentieri, ideali per una escursione autunnale: per esempio l'F2, che in tre ore arriva alla grotta delle Fate. Allo spettacolo della flora si aggiunge il fermento di una fauna che in autunno vive la stagione dell’accoppiamento e la frenesia di procacciarsi le provviste prima del meritato letargo.
  
Per saperne di più: 
- Vai alla scheda di Opi sul sito Bandiere arancioni.
- Vai al nostro approfondimento sulla Val Fondillo sul sito Bandiere arancioni
- Vai sul sito del parco

La val Fondillo, tesoro di Opi
 
5. IN BASILICATA, L'AUTUNNO SUL MONTE VULTURE
68.000 ettari, il “parco più giovane d’Italia” è un’area protetta interamente visitabile. Un trekking facile nel parco dell’Appenino lucano offre molte occasioni per una immersione nella natura. Si possono attraversare borghi tradizionali come Spinoso e Calvello, ai boschi come la Faggeta di Moliterno con le sue rare orchidee e l’Abetina di Laurenzana, fino a giungere sulle vette delle montagne che lo dominano incontrastate.

Per ammirare l’autunno nei sui colori pastello e nelle atmosfere ovattate dai tappetoni di foglie si può approfittare di una passeggiata facile che conduce nell’area a nord della Basilicata, nella zona del monte Vulture, dove crescono le uve da cui si ricava il celebre Aglianico del Vulture.
 
È un percorso semplice di dieci chilometri che si percorrono in cinque ore circa che ha inizio dalla splendida Abbazia di San Michele Arcangelo che si specchia sui laghi di Monticchio e che oggi è sede del Museo di storia naturale del Vulture. L’Abbazia è posta a circa 730 metri e da lì è possibile accedere a un sentiero attraverso boschi di faggi e castagni che conduce ad un rifugio gestito dal CAI di Melfi, posto in prossimità della cima del monte Vulture, alto 1.326 metri.
 
Per saperne di più
- Vai al sito del Parco del Vulture
- Leggi la nostra news dedicata agli itinerari a piedi in Basilicata
 
Il monte Vulture e il lago di Montecchio
 
6. I FAGGI DEL RINASCIMENTO NEL PARCO DEL POLLINO
Veri e propri patriarchi verdiNati ai tempi del Rinascimento. Sono alcuni vecchissimi faggi “scoperti" sui monti del Pollino, a cavallo tra Basilicata e Calabria, in una faggeta vetusta in località Pollinello, all’interno del parco nazionale. Alberi che sono senz’altro i faggi più antichi d’Europa, ma probabilmente anche le latifoglie decidue (ovvero gli alberi che perdono le foglie) di clima temperato più antiche del mondo.

Vale davvero la pena andarle ad "annusarli", questi vecchissimi antenati che ci fanno viaggiare nella storia e nel tempo: se non loro, le cui localizzazioni non sono note per motivi di conservazione, molti dei loro simili. Un ottimo punto di riferimento per approcciare il bosco è il rifugio Alcide De Gasperi, al centro del panoramico Piano Ruggio. Il trekking però non è per tutti, si consiglia una attrezzatura la media montagna e di dotarsi di bussola e carte dei sentieri.
 
Per saperne di più:
- Vai al sito del Parco Nazionale del Pollino
- Leggi la nostra news sui faggi rinascimentali
 
L'autunno nel parco del Pollino / Getty Images
 
 
 
 
26 Ottobre 2020

Dove vedere il foliage in Valle d'Aosta

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I luoghi migliori per assistere allo spettacolo delle foglie che cambiano colore, da Gressoney al Monte Bianco

Anche i boschi della Valle d’Aosta offrono molteplici opportunità per ammirare il foliage: i ‘dipinti di stagione’ creati dalle foglie sulle chiome degli alberi compongono paesaggi di grande fascino, con la loro palette di rosso, verde scuro, marrone e arancio. La varietà di specie arboree e la presenza di latifoglie accanto alle conifere, verdi anche in inverno, garantisce gradazioni accese in tutte le vallate della Regione. 

In particolare, si ammirano i boschi di larici, l’unica conifera europea a perdere gli aghi in inverno: fra settembre e ottobre ingiallisce progressivamente assumendo una fiammeggiante tonalità giallo oro che vira al marrone, fino alla caduta degli aghi che lascia l’albero spoglio. Anche le latifoglie in autunno assumono colorazioni sorprendenti: tra i più spettacolari che si trovano nella bassa valle, gli aceri, le betulle e i ciliegi selvatici che offrono una tavolozza di vividi colori.
 

Châtelard La Salle (foto Enrico Romanzi)
 
Ecco alcuni luoghi dove ammirare il foliage della Valle d'Aosta, procedendo dalla Bassa Valle fino al Monte Bianco.

1. VALLE DI GRESSONEY
Nelle belle giornate d’autunno la riserva naturale del Mont Mars a Fontainemore regala agli escursionisti panorami mozzafiato a Plan Coumarial e, più in alto, nei boschi e arbusteti che circondano il lago Vargno ed i laghi Lei-Long e il Lac de Barme da non perdere l’escursione al colle della Barma. Ma anche se le nuvole non permettono di ammirare lo scenario, una paesseggiata tra i castagni è sempre gratificante...


Rascard a Fontainemore (foto Raffaella Gobbo)​

2. TRA BARD E VERRÈS
Tra i luoghi dove ammirare il foliage in Valle d’Aosta da non perdere in particolare la frazione Courtil, a 7 km da Bard, il più piccolo Comune italiano con il suo bosco di faggi che compone una tavolozza dalle sfumature arancio e rosso-bruno. 

A Verrès, risalendo la strada regionale della Val d’Ayas, è possibile visitare l’arboreto Borna di Laou (luogo del lupo); la variegata vegetazione è illustrata da cartelli, con nomi scientifici e comuni. S’incontrano, oltre alle specie autoctone, ciliegi, frassini, castagni e nespoli. Anche nella riserva naturale del Lago di Villa a Challand-Saint-Victor le calde gradazioni dei colori autunnali accompagnano i visitatori nella loro passeggiata a bordo lago. L’area protetta si raggiunge in auto, ma gli amanti del trekking possono arrivarci percorrendo l’itinerario escursionistico che parte da Torille (Verrès).


Escursionisti Challand-Saint-Victor (foto Diego Pallu)

3. CHATILLON E DINTORNI
Risalendo lungo la Dora, tra la Valle di Brusson e la località di Saint-Vincent , ci si imbatte nella foresta mista del Col de Joux, composta in prevalenza da conifere, che contornano di verde brillante il fogliame ramato e purpureo dei ciliegi selvatici. 


Lago di Joux (foto Enrico Romanzi)

Châtillon, il parco del castello Passerin d’Entreves è un punto d’osservazione straordinario, grazie ai numerosi aceri che si tingono di rosso, fino al giardino rinascimentale francese (aperto fino a metà novembre). Sempre a Châtillon si può visitare il parco del castello Gamba in cui vivono più di 150 alberi tra cui colorati aceri e faggi oltre ad alcune piante monumentali.  A Verrayes, si trova invece l’arboretum Abbé P.L.Vescoz orto botanico di specie esotiche: 10.000 piante, tra cui cedro, douglas, cipresso italico e sequoia.In località Entrebin, sulla collina di Aosta, si trova il Parque d’Euntrebeun che ospita circa 200 specie arboree d’affascinante qualità cromatica, grazie al giallo di frassini ed olmi e all’arancio dei castagni.

4. TORGNON
Nell’area di Torgnon - vi si arriva da Antey-St-André - sono numerosi i boschi di larici e di latifoglie da esplorare. 

5. INTORNO AD AOSTA
Per gli amanti delle due ruote, interessante è l’itinerario ad anello in mountain bike tra i vigneti che conduce nei dintorni di Aosta attraverso i filari colorati tra Gressan e Villeneuve.


Vigneti a Saint Christophe (foto Enrico Romanzi)
 
6. COURMAYEUR E DINTORNI
In Val Ferret, sopra Courmayeur, le piste di fondo si trasformano in piacevoli passeggiate e le piante a foglia larga cedono progressivamente il passo ai “sempreverdi”, mentre il larice, offre colori di contrasto giallo-oro. Sempre a Courmayeur, in località Plan Gorret, si trova il Parco Abbé J.M. Henry e sono visibili: ligustro, prugnolo, rosa canina e pimpinellifolia, biancospino, lantana e lonicera, più specie esotiche tra cui un douglas e un abete gigante. 


Val Ferret, Monte Bianco (foto Enrico Romanzi)

Anche le Terme di Pré Saint Didier sono immerse in uno splendido scenario.


Terme Pré-Saint-Didier (foto Giordano Garosio)​

7. CAMMINO BALTEO 
Proprio con i colori dell’autunno il Cammino Balteo regala il meglio di sé: ideale infatti questa stagione per scoprire l’itinerario ad anello di quasi 350 chilometri, percorribile in entrambi i sensi, che si sviluppa lungo antichi sentieri e mulattiere. Il tracciato percorre la valle centrale della regione risalendo le valli laterali, ma rimanendo sempre a quote contenute; un viaggio nella cultura e nella storia, attraverso un territorio punteggiato da antichi borghi e imponenti castelli, immerso in un variegato paesaggio che alterna boschi e pascoli a orti e vigneti. Il Cammino Balteo è adatto a chi ama camminare nella natura, scoprendo un territorio a ritmo lento, godendo di tutti gli aspetti dei luoghi attraversati, dei dettagli, degli incontri con gli abitanti.


Cammino Balteo Brissogne (foto Raffaella Gobbo)

INFORMAZIONI
Sito web www.lovevda.it.
29 Ottobre 2020

Itinerario nel nord delle Marche, tra borghi e sapori ai piedi dei monti Catria e Nerone / Parte 1

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Luca Bonora
Alla scoperta di Apecchio, Piobbico e Cantiano, Bandiera arancione Tci
Ogni volta che ritorno nelle Marche le scopro di nuovo. Nuove montagne, nuove vallate, nuovi paesi, castelli, sapori. È la conferma di una pluralità evidente fin dal nome, ma anche della distanza che c’è fra il nord e il sud di questa regione (fra Urbino e Ascoli ci sono oltre 200 km), ma anche fra la costa e l’entroterra. Una distanza più mentale, culturale, che fisica. Se c’è una terra che sa raccontare il mosaico di diversità e di ricchezze dell’Italia, quella sono le Marche.
 
Questo itinerario si sviluppa nel nord delle Marche, in provincia di Pesaro e Urbino, proprio al confine con l’Umbria: Gubbio è a meno di 40 km, Città di Castello a meno di 30. Eppure, curiosamente, la parlata morbida e alcuni piatti tipici richiamano la Romagna. Del resto il Montefeltro e Urbino sono altrettanto vicini.
 
MONTAGNE MORBIDE, PICCOLI PAESI
È un entroterra montuoso, l’Appennino è quello Umbro-Marchigiano, ma siamo lontani dalle altezze e dalle asprezze dei Sibillini. Le montagne qui sono più morbide, arrotondate. Il monte Catria è 1701 metri, il monte Nerone appena 1525.
 
I paesi di rado superano i 5000 abitanti e molti hanno un sindaco giovane, nato dopo gli anni Ottanta. E probabilmente questo ha determinato una rottura coi campanilismi del passato e l’eterna competizione fra borghi vicini, in favore di un sistema turistico integrato. Da soli non si va lontano, insieme invece si vince la sfida per farsi conoscere in un Paese, l’Italia, che probabilmente per qualche tempo ancora sarà la nostra unica meta di viaggi.
 
I borghi che abbiamo visitato sono numerosi, tutti interessanti. Abbiamo così scelto di dividere in due il nostro itinerario, proponendovi idee e spunti per due diversi weekend (che naturalmente potete unire). Questo è il primo, quello più a nord, e si sviluppa attorno al monte Nerone, tra Apecchio, Piobbico e Cantiano. Il secondo è un poco più a sud, comprende anche l’entroterra di Ancona e coinvolge i paesi di Frontone, Serra Sant’Abbondio e Arcevia (lo trovate a questo link).
 
Le pendici boscose del monte Catria
 
APECCHIO, IL PAESE DELLE BIRRE ARTIGIANALI
Il nostro itinerario parte da una parola nuova, coniata da poco: alogastronomia. L’arte di abbinare la birra al cibo. Il prefisso “alo” viene da un’italianizzazione del termine “ale” con cui si indicano le birre ad alta fermentazione. Perché a voler essere precisi, l’alogastronomia si riferisce genericamente alle birre, ma solo alle birre artigianali. Ma cosa si intende per birra artigianale? A definirla, concorrono tre parametri: la birra deve essere non filtrata, non pastorizzata, e la produzione del birrificio non superiore ai 200mila ettolitri l’anno.

Siamo ad Apecchio, piccolo borgo medievale che si raggiunge dalla valle del Metauro, salendo da Fano, dall’Adriatico, e passando per Acqualagna e la gola del Furlo. Nel centro storico di Apecchio, molto ben conservato, si accede attraverso una porta ad arco del Quattrocento.
 
Nel centro storico di Apecchio / Luca Bonora
 
Fra gli edifici spicca Palazzo Ubaldini, esempio di architettura rinascimentale con un elegante cortile interno praticato, che ospita nei sotterranei il Museo dei Fossili e Minerali del Monte Nerone. Come il vicino monte Catria, il Nerone è una montagna carsica, ricca di grotte e forre. Piccoli anfratti per ora non accessibili ai turisti, ma molto conosciuti fra gli speleologi (del resto le grotte di Frasassi non sono lontane). L’acqua che scende da queste montagne “porose” è particolarmente ricca di sali minerali e, raccontano gli esperti, diventa un ingrediente fondamentale per fare una birra di qualità. Ben lo sanno allo storico birrificio Collesi di Apecchio, che produce birre artigianali dal 1870. Ale, scout, blanche sono alcune delle tipologie qui prodotte. Grazie anche a Collesi, Apecchio è capofila dell’Associazione Nazionale Città della Birra e promotrice delle Strade della Birra della Regione Marche.
 
Spiega Giuseppe Collesi: “questo progetto vuole differenziare e caratterizzare il nostro borgo: vorremmo che Apecchio si identificasse con la birra artigianale allo stesso modo in cui Acqualagna si identifica con il tartufo”. Curiosi e amanti della sperimentazione, al birrificio hanno già avviato una linea cosmetica per uomo e per donna, sviluppata assieme all’Università di Camerino, a base di birra: latte, tonico, creme idratanti e antietà. “Il vino fa invecchiare, la birra fa ringiovanire”, scherzano.
 
Apecchio città della birra / Luca Bonora
 
PIOBBICO: BRUTTI, MA PER GIOCO
Da Apecchio ci spostiamo nella vicina Piobbico, che sorge in una stretta valle fra i monti Nerone e Contiego. Il paese è conosciuto soprattutto perché ha dato i natali al Club dei Brutti, associazione internazionale fondata qui nel 1879. All’epoca ideato per trovare un marito alle zitelle meno...avvenenti, col tempo si è evoluto con un chiaro intento goliardico e per ironizzare sulla moderna ossessione dell’estetica. E sì che di gusto in paese ne hanno, non fosse altro perché ogni giorno si riempiono gli occhi con il magnifico palazzo Brancaleoni, un castello medieval-rinascimentale che domina l’abitato. Le origini del complesso architettonico, che deve il nome alla celebre famiglia di capitani di ventura, risalgono al X secolo, ma l’ampliamento più significativo risale alla seconda metà del Cinquecento.
 
Piobbico, scorcio di palazzo Brancaleoni

Perfettamente conservato e visitabile, palazzo Brancaleoni ospita un piccolo museo del territorio; al piano nobile, ricco di stanza dalle volte affrescate, ospita mostre temporanee e una piccola collezione di abiti della corte dei Della Rovere. Molto più grande all’interno che all’esterno, il palazzo-castello conta in tutto 135 stanze, in gran parte non utilizzate. Anzi, stupisce che di fronte alla quantità di collezioni storiche e artistiche in Italia prive di spazi espositivi (spesso i musei hanno più opere d’arte nei magazzini che nelle sale), qui non si sia ancora scelto di esporre qualcosa che altrove non ha spazio. Le Soprintendenze, a partire da quella marchigiana, lo prendano come un invito e un suggerimento.

Dallo slargo antistante l’ingresso del palazzo, la vista domina sul Borghetto medievale di Piobbico, un unicum armonico di case in pietra chiara, collegate da stradine dello stesso materiale che creano un suggestivo effetto presepe. Eppure le origini di Piobbico sono ancora più antiche: di fondazione romana, deve infatti il suo toponimo all’originario Ager Publicus.
 
Il Borghetto medievale di Piobbico / Luca Bonora
 
CANTIANO: SIAMO A CAVALLO
L’ultima tappa di questo itinerario è Cantiano, Bandiera Arancione Tci, altro centro di origine medievale ai piedi del monte Catria che come vedremo, è particolarmente importante nell’economia della zona. L’abitato sorge attorno a piazza S. Nicolò che ospita la chiesa omonima, del XII-XIII secolo. Sul lato sinistro della chiesa sono ancora visibili le arcate, oggi murate, che anticamente ospitavano il mercato cittadino. In paese, da segnalare per la sua particolarità uno spazio museale da poco inaugurato, il Museo della Turba che ripercorre una tradizione molto sentita a Cantiano: quella del Venerdì Santo. Mentre nel locale Museo archeologico si può incontrare Ugo, esemplare di dinosauro che viveva in questa zona e che è stato ricostruito grazie a studi e ritrovamenti fossili.
 
Veduta aerea di Cantiano / Bandiere arancioni Tci

Per secoli il monte Catria ha fornito legname ai centri abitati della zona, e per il trasporto si è sempre fatto ricorso a una razza di cavalli autoctona, dalla struttura fisica molto muscolosa. Oggi quella stessa razza, riconosciuta a livello europeo come cavallo del Catria, è utilizzata per passeggiate a cavallo e percorsi di ippoturismo alle pendici della montagna. Tuttora i cavalli del Catria sono allevati allo stato brado negli stessi luoghi dei loro antenati. Sono animali docili e lavoratori infaticabili: nella Seconda guerra mondiale, gli alpini venivano qui a prendere i cavalli da soma per trascinare sul fronte alpino i cannoni che pesavano circa 250 kg.
 
Alte Marche, cavalli del Catria allo stato brado

In frazione Chiaserna, il centro ippico Badia organizza passeggiate a cavallo, addestramento puledri e scuola di equitazione sia di monta classica (inglese) sia di monta americana. È qui che al ritorno dalla passeggiata assaggiamo un’altra birra artigianale del territorio, quella del Birrificio del Catria, con qualche fettina di salame di cinghiale (che poi è il simbolo del birrificio). “L’estate 2020, con la riscoperta forzata dell’Italia, ci ha aiutato a farci conoscere. Ora dobbiamo continuare a lavorare su quella strada, ragionando come territori, non come aree amministrative. I territori vanno oltre i Comuni e le regioni. I territori raccontano tradizioni ed emozioni”, spiegano. Come quelle che ci aspettano nella seconda parte di questo viaggio.

INFORMAZIONI PRATICHE
- La scheda di Cantiano sul sito Bandiere arancioni.
- Per il soggiorno, ad Apecchio consigliamo Agriturismo Casale “La Rocca”, tre appartamenti con piscina (larocca-agriturismo.it); a Cantiano, il Bed&Breakfast Country House “Cà Paravento” di Roberto e Alessia, un’oasi nel verde (www.caparavento.it). 
- Per un pranzo, “Civico 14+5” Ristorantino Gourmet & Pizzeria, ad Apecchio, tel. 338.9769898.

- Per informazioni sui birrifici: Apecchio città della birra, associazione nazionale, c/o palazzo Ubaldini, tel, 338 3394242, cittadellabirra@gmail.com; Birrificio Collesi,Pian della Serra, Apecchio, www.collesi.comBirrificio agricolo del Catria,Cantiano; www.birradelcatria.com.
- Altre attrazioni: Palazzo Brancaleoni a Piobbico,per informazioni e visite guidate Comune, tel. 0722.986225; www.castellobrancaleoni.itCentro ippico Badia, località Fossato di Chiaserna, Cantiano, tel. 0721790800; centroippicobadia.it.

 
 
12 Novembre 2020

Itinerario nel nord delle Marche, tra borghi e sapori ai piedi dei monti Catria e Nerone / Parte 2

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Luca Bonora
Alla scoperta di Frontone e Serra Sant'Abbondio, del monastero di Fonte Avellana e dei castelli di Arcevia
Se c’è una terra che sa raccontare il mosaico di diversità e di ricchezze dell’Italia, quella sono le Marche. Questo itinerario si sviluppa nel nord delle Marche, al confine con l’Umbria: Gubbio è a meno di 40 km, Città di Castello a meno di 30. Eppure, curiosamente, la parlata morbida e alcuni piatti tipici richiamano la Romagna. Del resto il Montefeltro e Urbino sono altrettanto vicini.

È un entroterra montuoso: l’Appennino è quello Umbro-Marchigiano, ma siamo lontani dalle altezze e dalle asprezze dei Sibillini. Le montagne qui sono più morbide, arrotondate. Il monte Catria è 1701 metri, il monte Nerone appena 1525.
 
I borghi che abbiamo visitato sono numerosi, tutti interessanti. Abbiamo così scelto di dividere in due il nostro itinerario, proponendovi idee e spunti per due diversi weekend (che naturalmente potete unire). Questo è il secondo e coinvolge i paesi di Frontone, Serra Sant’Abbondio con il monastero di Fonte Avellana e Arcevia. Il primo, più a nord, si sviluppa attorno al monte Nerone, tra Apecchio, Piobbico e Cantiano e lo trovate a questo link.
 
Frontone e le colline circostanti viste dal castello / Luca Bonora
 
FRONTONE, SAPORI DI ROMAGNA
Frontone, 1300 abitanti, sorge su un’altura, in posizione elevata, tanto che dal suo castello la vista spazia verso nord fino a San Marino e verso est fino al mare. È sempre stata una destinazione turistica, in inverno per gli impianti di risalita proprio sul Catria, nelle altre stagioni per il magnifico Castello della Porta, originario del 1082 e poi ampliato nel XV secolo dai Montefeltro, quando divenne baluardo dei loro domini al confine con i Malatesta. Si erge imponente sopra l’abitato, molto ben conservato, e al suo interno ospita varie collezioni storiche e diverse mostre temporanee. Per tradizione ospita anche i mercatini di Natale.

L’altra motivazione per cui Frontone è molto apprezzata e frequentata, tanto che è stato uno dei borghi che ha visto aumentare i turisti nell’estate 2020, è data dalla buona cucina. Frontone è ricca di ristoranti che propongono i due piatti della tradizione, il coniglio in porchetta e la crescia, parente stretto della piadina romagnola con cui condivide acqua, farina e strutto. Qui però ci sono anche le uova, nell’impasto. La si usa per accompagnare salumi, affettati, il lardo e anche formaggi. Non è un paese per vegetariani, questo...
 
Il massiccio profilo del Castello di Frontone  / Luca Bonora
 
SERRA SANT'ABBONDIO: CELTI, BIRRE E CRIPTE MISTERIOSE
A pochi chilometri da Frontone si trova Serra Sant’Abbondio, un borgo ancora più piccolo (non raggiunge i mille abitanti) che però mantiene un’identità storica e culturale molto forte. Siamo a due passi dalla “romagnola” Frontone, eppure qui si parla umbro, anzi, eugubino: siamo in un’enclave di origine celtica, a cavallo fra Marche e Umbria. E se Apecchio è la capitale dell’alogastronomia, Serra Sant’Abbondio è capofila dell’associazione “Marche di birra”, che comprende 19 birrifici artigianali nella regione, fra cui La Castellana, birrificio agricolo artigianale che produce birre bionde, rosse, ipa e nere.
 
Presidente dell’associazione Marche di birra è il giovane sindaco di Serra Sant’Abbondio, Ludovico Caverni.È lui che ci racconta storia e tradizioni del territorio, è lui che ci accompagna a scoprire, fuori dal paese, la piccola cripta paleocristiana di S. Biagio, in frazione Leccia. Antichissima, si trova accanto l’attuale cimitero e racchiude un piccolo mistero: l’altare, che probabilmente è antecedente alla cripta stessa, forse un altare sacrificale dei Celti, è in roccia dolomitica. Il Catria è una montagna calcarea e nel territorio, sugli Appennini, per centinaia e centinaia di chilometri non c’è un materiale simile. Chi l’ha portata qui, e perché?
 
La cripta paleocristiana di S. Biagio, a Serra Sant'Abbondio
 
IL MONASTERO BENEDETTINO DOVE PASSÒ DANTE
Ma il luogo simbolo di Serra Sant’Abbondio, conosciuto anche fuori regione, meta di turisti e di pellegrini, è l’eremo benedettino di Fonte Avellana, fondato nel 982 alle pendici boscose del monte Catria, a 700 metri sul livello del mare. Affidato oggi a sei monaci che vestono abiti laici, seguendo la regola di andare fra la gente vestiti come la gente, viene citato nella Divina Commedia (Paradiso, canto XXI) da Dante Alighieri, il quale sembra che ne sia stato anche ospite. Non è un caso che a Dante sia dedicata la biblioteca dell’eremo, ricchissima di testi religiosi.

I monaci organizzano visite guidate, su prenotazione, per scoprire alcuni dei magnifici spazi interni, come lo Scriptorium, la Sala del Capitolo, il chiostro, la chiesa e la cripta sottostante. Dal 2007 anche il giardino botanico dei monaci è visitabile. Un luogo di meditazione e spiritualità, ma anche, semplicemente, di pace e di relax.
 
Veduta dall'alto del monastero di Fonte Avellana / GettyImages
 
I NOVE CASTELLI DI ARCEVIA
Il nostro itinerario sconfina ora nella provincia di Ancona per raggiungere Arcevia, altro piccolo borgo di montagna, al limite settentrionale del parco della Gola della Rossa e di Frasassi. Genga e le grotte non sono lontane, ma noi ci fermiamo qui a scoprire il paese che vanta 18 frazioni e nove “castelli” disseminati su un territorio comunale di ben 126 km quadrati. In realtà i castelli non sono vere e proprie fortezze, in molti casi sono piccoli borghi fortificati e cinti da mura, che comunque meritano di essere visitati. Fra i nove, spiccano quelli di Caudino, Loretello (che è anche il più antico, e oggi è un suggestivo albergo diffuso) e Piticchio.

La stessa Arcevia (uno dei centri più grandi delle Alte Marche, con i suoi oltre 4.000 abitanti), sorge su un contrafforte appenninico, in posizione di confine. Da visitare la Rocca, il Palazzo dei Priori, del XIV secolo, che ospita il teatro Misa, la Collegiata di S. Medardo, chiesa edificata nel XVII secolo su un precedente edificio medievale, che conserva notevoli opere d'arte come i polittici di Luca Signorelli e le ceramiche di Giovanni e Mattia Della Robbia.
 
L'ingresso del Castello di Piticchio

Arcevia è anche nel territorio del Verdicchio dei castelli di Jesi docg, uno dei vini bianchi simbolo di questa regione – fra le tante cantine, segnaliamo Broccanera, che propone il verdicchio dei Castelli di Jesi anche in versione spumantizzata, brut. E per chi cerca sapori dimenticati, qui ad Arcevia vive Marino Montalbini, agricoltore custode cui la regione Marche ha affidato il compito di coltivare il mays ottofile di Roccacontrada, una varietà di granturco riscoperta proprio da Marino nel 2005, abbandonato nel tempo perché piccolo e di resa modesta: pannocchie piccole, con sole otto file (da cui il nome) di chicchi anch’essi di modeste dimensioni. Ma dal punto di vista nutrizionale questo mays, dall’inconfondibile colore giallo scuro che sfuma nel rossiccio, è ricco di fibre e carboidrati e il sapore che regala a gallette e polenta non si può raccontare. È sorprendente. Un regalo della terra che qui hanno saputo riscoprire e che vi consigliamo di assaggiare: ve ne innamorerete.
 
INFORMAZIONI PRATICHE
- Per dormire e mangiare: il Monastero di Fonte Avellana a Serra Sant’Abbondio (fonteavellana.it) ospita nella foresteria un ristorante molto frequentato nei finesettimana e può dare ospitalità a 70 persone nel suo ostello. Borgo Loretello, uno dei castelli di Arcevia, è un minuscolo borgo fortificato diventato un suggestivo albergo diffuso (borgoloretello.it). A Frontone, ai piedi del Castello si trova la Taverna della Rocca (tel. 0721.786218), ristorante che oltre ai due piatti della tradizione locale, coniglio in porchetta e crescit, propone carni alla brace.
 
- Attrazioni: Castello di Frontone, per info e visite: castellofrontone.it.
- Birrifici e prodotti tipici: Birrificio La Castellana, frazione Petrara di Serra Sant'Abbondio; lacastellana.biz; Azienda agricola Marino Montalbini, frazione Magnadorsa di Arcevia (An), tel. 0731.984410, coltiva il mays ottofile e realizza prodotti derivati, come gallette e polenta; Cantina Broccanera, via Montale 190, Arcevia; www.broccanera.it.

 
 
 
12 Novembre 2020

La "Passione Italia" dei dipendenti Credem

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I racconti di viaggio elaborati nell'ambito dell'attività Touring per il volontariato d'impresa

Da diversi anni, Touring Club Italiano mette a disposizione delle aziende la propria esperienza per concretizzare partnership efficaci che abbiano impatti positivi sui territori e le comunità, anche grazie a iniziative di volontariato di impresa. Negli anni scorsi i dipendenti di diverse aziende, affiancati dai soci volontari del Touring Club Italiano, hanno accolto cittadini e turisti nei luoghi Aperti per Voi; negli ultimi mesi, invece, per far fronte alla pandemia, è stato ideato un volontariato di impresa “social"
 
A partecipare a quest'ultima formula, nel mese di dicembre 2020, alcuni dipendenti del Gruppo Credem: dopo un percorso formativo sul tema del viaggio e del racconto di viaggio, a loro è stato chiesto di realizzare un elaborato sul tema "Passione Italia". Come molti ricorderanno, "Passione Italia"è la campagna lanciata a marzo 2020 con la quale il Touring ha voluto contrapporre alla mappa del contagio la mappa della bellezza italiana; un invito per tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che il Paese ha da offrire. In questo contesto abbiamo chiesto anche ai dipendenti di Credem di raccontarci la loro personale "Passione Italia": un luogo, un'esperienza, un momento da ricordare e da suggerire anche ai lettori. 

Ecco la Passione Italia dei dipendenti Credem, in rigoroso ordine geografico.

- Lombardia. Alla scoperta dei fontanili di Capralba, vicino a Crema - di Matteo Rossi
- Lombardia. Storia e speranze dell'ex fabbrica Isotta Fraschini, a Saronno - di Franco Legnani
- Friuli Venezia Giulia. La Vigilia di Ognissanti a Chiopris Viscone - di Michaela Passera
- Emilia Romagna. Alla scoperta della Pietra di Bismantova, sull'Appennino Reggiano - di Davide Chiari
- Emilia Romagna/Toscana. Una notte sul monte Prado - di Davide Artioli e Chiara Fantesini
- Marche. L'incanto di un'estate sulle colline di Monte Rinaldo - di Stefania Di Bari
- Umbria. L'emozione della Festa dei Ceri a Gubbio - di Francesco Massimilla
- Puglia. Un viaggio nel Gargano, alla scoperta dei suoi paesi e del suo mare - di Luca Zecchini
- Puglia. Storie e ricordi delle litoranee di Barletta - di Pietro Antonio Veneziani
- Calabria. Aieta, il borgo dove il tempo s'è fermato - di Maria Nives Riccardi
- Sardegna. Un angolo segreto nel Montiferru - di Ilaria Cherchi
19 Gennaio 2018

L'emozione della Festa dei Ceri a Gubbio, in Umbria

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Francesco Massimilla
Touring Club Italiano, attraverso il volontariato di impresa, si prende cura dell'Italia: ecco la "Passione Italia" di un dipendente Credem

Da diversi anni, Touring Club Italiano mette a disposizione delle aziende la propria esperienza per concretizzare partnership efficaci che abbiano impatti positivi sui territori e le comunità, anche grazie a iniziative di volontariato di impresa. Negli anni scorsi i dipendenti di diverse aziende, affiancati dai soci volontari del Touring Club Italiano, hanno accolto cittadini e turisti nei luoghi Aperti per Voi; negli ultimi mesi, invece, per far fronte alla pandemia, è stato ideato un volontariato di impresa “social". 
 
A partecipare a quest'ultima formula, nel mese di dicembre 2020, alcuni dipendenti del Gruppo Credem: dopo un percorso formativo sul tema del viaggio e del racconto di viaggio, a loro è stato chiesto di realizzare un elaborato sul tema "Passione Italia". Come molti ricorderanno, "Passione Italia"è la campagna lanciata a marzo 2020 con la quale il Touring ha voluto contrapporre alla mappa del contagio la mappa della bellezza italiana; un invito per tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che il Paese ha da offrire. In questo contesto abbiamo chiesto anche ai dipendenti di Credem di raccontarci la loro personale "Passione Italia": un luogo, un'esperienza, un momento da ricordare e da suggerire anche ai lettori. 

Ecco il contributo di Francesco Massimilla; tutti gli altri li potete trovare a questo link



Antefatto
La Festa dei Ceri si svolge a Gubbio il 15 maggio di ogni anno e consiste nel trasporto a spalla e in corsa di tre ceri (manufatti di legno) sormontati dalle statue di Sant'Ubaldo (patrono di Gubbio), San Giorgio e Sant'Antonio Abate. Tra i momenti più significativi, l'alzata dei ceri, la "mostra" e la corsa vera e propria, dove ogni cero deve correre il più velocemente possibile, mantenendo la posizione verticale ed evitando le cadute. I tre ceri devono tenere lo stesso ordine per tutta la Corsa; non sono previsti vincitori e vinti. Dal 1973 i Tre Ceri rappresentano il simbolo della Regione Umbria.

LA MIA CORSA DEI CERI
di Francesco Massimilla

Imbocco la statale verso Gubbio molto presto, quando la luce è ancora quella incerta del mattino e il sole non è ancora spuntato dietro ai rilievi dell’Appennino umbro. L’aria è frizzante, anche troppo: se non fosse per il calendario, non si direbbe proprio che sia metà maggio, sembrerebbe piuttosto una mattina di fine inverno.

Man mano che mi avvicino alla cittadina noto che tutte le case – costruite con la tipica pietra a vista – espongono alle finestre i drappi colorati di Sant’Ubaldo, Sant’Antonio e San Giorgio. Il panorama è quello consueto, eppure in questa occasione percepisco uno stato crescente di tensione, come se l’intero paesaggio - la campagna, le case e persino l’austero cementificio ai margini della città - fossero in attesa di qualcosa.

Parcheggio vicino al magnifico anfiteatro romano e mi dirigo a piedi verso il centro, attraversando le caratteristiche viuzze in pietra. È ancora molto presto, ma qui sono già tutti alzati: la giornata è iniziata molto presto a Gubbio, prima ancora che io mi mettessi in cammino, quando i tamburini hanno portato la sveglia ai tre capodieci (i capitani di ogni cero, ndr), che probabilmente non avranno nemmeno dormito. Non incontro quasi nessuno lungo il mio percorso, solo alcuni ragazzini che giocano vicino alla Fontana del Bargello. Sento però distintamente dei rumori di festa in lontananza. In questo momento gli uomini di Gubbio, che da lì a poco saranno chiamati a compiere l’impresa, cercano conforto nei volti delle donne amate, che donano loro un mazzolino di fiori, da esporre fieramente sulle camicie da ceraioli.

Ben presto raggiungo il Palazzo del Podestà, sede del Comune, e prendo possesso della postazione assegnatami. Dalla mia finestra si può godere di un ottimo scorcio di Palazzo dei Consoli, che si erge maestoso con la torre campanaria e la scalinata protesa su Piazza Grande. Sistemo le mie cose, impugno la macchina fotografica e mi metto in attesa.


La Festa dei Ceri a Gubbio, in Umbria - foto Francesco Massimilla​

Con il passare del tempo la piazza si riempie di persone, trasformandosi in un tripudio di colori e di voci festose. I due capitani ed il trombettiere fanno il loro ingresso in sella a cavalli bianchi ed anche i tre capodieci guadagnano la scena, ciascuno in testa ai propri ceraioli. La tensione è ora palpabile, la marea umana scalpita, grida ed applaude quando i tre ceri, scesi a spalla dalle scale del Palazzo dei Consoli, vengono issati sulle barelle, pronti per essere alzati.


La Festa dei Ceri a Gubbio, in Umbria - foto Francesco Massimilla​

Così, in un rapido crescendo di emozione ed entusiasmo, i capodieci riveriscono con una carezza la statua del proprio santo, salutano i campanari alla sommità della torre, lanciano in aria le anfore e si protendono sulla folla, permettendo ai ceri di alzarsi verso il cielo ed iniziare la corsa che li porterà a compiere tre giri della piazza. Preludio della corsa serale.





La Festa dei Ceri a Gubbio, in Umbria - foto Francesco Massimilla​

L’alzata è compiuta. La piazza ora si svuota repentinamente e i ceri sono portati in tre punti distinti della città. Credo che sia questo il momento più bello della festa, poiché – seppur non il più scenografico e spettacolare – è quello in cui si possono vivere i più alti momenti di umanità: gli inchini dei ceri alle persone anziane affacciate alle finestre con gli occhi pieni di lacrime; i consigli impartiti alle nuove generazioni dai ceraioli ormai a riposo; gli abbracci fraterni tra vecchi amici; la spensieratezza dei balli di piazza; l’ebrezza dei brindisi; i baci degli innamorati vestiti con i colori del proprio santo; i discorsi che i padri entusiasti impartiscono ai figli nella speranza di trasmettere loro la stessa devozione per il santo; l’irrequietezza dei giovani ceraioli riportati alla calma dai capoccetta armati di ascia.

Poco prima della sera i ceraioli ricevono dal vescovo la benedizione dedicata a chi è in imminente pericolo di vita e i ceri iniziano la loro corsa di oltre quattro chilometri alla volta della Basilica di Sant’Ubaldo. Il trombettiere suona la carica preannunciando al galoppo il passaggio delle tre pesanti statue lignee, che avanzano incessanti tra urla di incitazione e manifestazioni di fede, percorrono gli stretti vicoli del centro storico, sfiorandone le mura, per poi imboccare gli stretti tornanti che conducono al Monte Igino, lasciandosi alle spalle nuvole di polvere.



La Festa dei Ceri a Gubbio, in Umbria - foto Francesco Massimilla​

All’imbrunire, quando i ceraioli rientrano in città, anch’io faccio ritorno a casa, ripensando a quanto vissuto nel corso della giornata. Maturo così la convinzione che la Festa dei ceri, con le sue mille sfaccettature a cavallo tra sacro e profano, sia molto di più di una celebrazione religiosa, o di semplice folklore. Per meè la celebrazione di una città, della sua gente. E, in definitiva, dellavita stessa nel suo divenire. 
22 Gennaio 2021

Un angolo segreto di Sardegna, nel Montiferru

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Ilaria Cherchi
Touring Club Italiano, attraverso il volontariato di impresa, si prende cura dell'Italia: ecco la "Passione Italia" di un dipendente Credem

Da diversi anni, Touring Club Italiano mette a disposizione delle aziende la propria esperienza per concretizzare partnership efficaci che abbiano impatti positivi sui territori e le comunità, anche grazie a iniziative di volontariato di impresa. Negli anni scorsi i dipendenti di diverse aziende, affiancati dai soci volontari del Touring Club Italiano, hanno accolto cittadini e turisti nei luoghi Aperti per Voi; negli ultimi mesi, invece, per far fronte alla pandemia, è stato ideato un volontariato di impresa “social". 
 
A partecipare a quest'ultima formula, nel mese di dicembre 2020, alcuni dipendenti del Gruppo Credem: dopo un percorso formativo sul tema del viaggio e del racconto di viaggio, a loro è stato chiesto di realizzare un elaborato sul tema "Passione Italia". Come molti ricorderanno, "Passione Italia"è la campagna lanciata a marzo 2020 con la quale il Touring ha voluto contrapporre alla mappa del contagio la mappa della bellezza italiana; un invito per tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che il Paese ha da offrire. In questo contesto abbiamo chiesto anche ai dipendenti di Credem di raccontarci la loro personale "Passione Italia": un luogo, un'esperienza, un momento da ricordare e da suggerire anche ai lettori. 

Ecco il contributo di Ilaria Cherchi; tutti gli altri li potete trovare a questo link.



A CUGLIERI, DOVE ANCHE IL MARE È MONTAGNA
di Ilaria Cherchi
 
Cuglieri si trova a metà della costa occidentale della Sardegna, nel Montiferru. Sebbene pochi chilometri la separino dal mare, è la montagna a guidare il sentimento collettivo

La montagna, con i resti di un antico castello (“Casteddu Etzu”, anno 1186), ricorda ai cuglieritani che hanno avuto un ruolo strategico nella protezione dei confini del Giudicato di Torres da quello di Arborea. E il visitatore proverà la stessa fierezza raggiungendo la sommità dell’altura in cui si trova il castello ed abbracciando con lo sguardo il paese, le campagne, il Montiferru e infine il mare. 



Cuglieri - foto Ilaria Cherchi

Ancora, la montagna è luogo di fede: superato il castello, a circa 7 chilometri dal paese, si scorge un altare di pietra con una piccola Madonna, meta di adorazione e pellegrinaggio (il 7 agosto di ogni anno la Madonna è condotta in processione su un carro trainato da buoi). 

Se non si capisce che Cuglieri è montagna, non si capirà il suo mare. Che non è un mare da abbronzatura comoda, lettino e sabbia bianca, ma è anch’esso montagna, perché per raggiungerlo bisogna percorrere sentieri, scalare, arrampicarsi e trovare la strada giusta. 

Nella classifica dei posti da scoprire, il primo per me è “Su riu e sa ide”

Raggiunta la Borgata di Santa Caterina di Pittinuri, si gira a destra al primo incrocio dopo il distributore di benzina e si prosegue sino alla fine della via. Uno spiazzo sterrato, nel quale spicca una Torre Spagnola, si affaccia sul mare. Sulla destra, nascosti da piccole rocce, si diramano sentieri appena segnati dal passaggio di precedenti visitatori. Il consiglio è di scegliere quello centrale e, vento sul viso, iniziare a camminare. Cespugli spinosi e profumati accompagnano la passeggiata che precede l’angolo più spoglio di tutta la costa. Il vento, che ostacoli o spinga, è sempre teso. Dopo pochi minuti la meta finale appare alla vista e non è possibile non riconoscerla: enormi rocce calcaree formano un paesaggio lunare che degrada sino al mare creando una piscina naturale di acqua cristallina.


“Su riu e sa ide” - Cuglieri - foto Ilaria Cherchi

Una volta identificato l’obiettivo, la discesa sino al mare è un viaggio personale, dove lunghezza, difficoltà e fantasia dipendono dalle scelte del visitatore. Ma, se si escludono le ore calde, è una discesa per tutti. 

Giunti in prossimità del mare si ha la sensazione di essere atterrati sulla luna: le morbide insenature della roccia calcarea rendono facile il cammino e il colore dell’acqua e il mare aperto ripagano l’impegno della discesa. L’unico modo per raggiungere l’acqua è un tuffo per i più atletici o una piccola discesa su gradini naturali per i più timorosi. E qui arriva l’ultima sorpresa: l’acqua che dal mare aperto viene spinta fin nel piccolo fiordo non fa in tempo a scaldarsi e, in assenza di appigli, serve qualche minuto per riprendersi dallo shock termico.


“Su riu e sa ide” Cuglieri - foto Ilaria Cherchi

A questo punto, basta nuotare e raggiungere la roccia sul lato opposto, oppure, se si è coraggiosi, esplorare la lunga grotta che si estende sotto l’insenatura. I pesci che nuotano veloci attorno alle gambe, i rumori delle onde che si infrangono sulle pareti della grotta divertono e alle volte impauriscono. E preparano alla scalata di ritorno.
 
22 Gennaio 2021

Un viaggio nel Gargano, alla scoperta dei suoi paesi e del suo mare

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Luca Zecchini
Touring Club Italiano, attraverso il volontariato di impresa, si prende cura dell'Italia: ecco la "Passione Italia" di un dipendente Credem

Da diversi anni, Touring Club Italiano mette a disposizione delle aziende la propria esperienza per concretizzare partnership efficaci che abbiano impatti positivi sui territori e le comunità, anche grazie a iniziative di volontariato di impresa. Negli anni scorsi i dipendenti di diverse aziende, affiancati dai soci volontari del Touring Club Italiano, hanno accolto cittadini e turisti nei luoghi Aperti per Voi; negli ultimi mesi, invece, per far fronte alla pandemia, è stato ideato un volontariato di impresa “social". 
 
A partecipare a quest'ultima formula, nel mese di dicembre 2020, alcuni dipendenti del Gruppo Credem: dopo un percorso formativo sul tema del viaggio e del racconto di viaggio, a loro è stato chiesto di realizzare un elaborato sul tema "Passione Italia". Come molti ricorderanno, "Passione Italia"è la campagna lanciata a marzo 2020 con la quale il Touring ha voluto contrapporre alla mappa del contagio la mappa della bellezza italiana; un invito per tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che il Paese ha da offrire. In questo contesto abbiamo chiesto anche ai dipendenti di Credem di raccontarci la loro personale "Passione Italia": un luogo, un'esperienza, un momento da ricordare e da suggerire anche ai lettori. 

Ecco il contributo di Luca Zecchini; tutti gli altri li potete trovare a questo link.



IL GARGANO, FINALMENTE
di Luca Zecchini

Da ragazzo, quando iniziavo a muovermi finalmente in autonomia con la mia macchina e i miei amici, una delle mete gettonate da visitare era l’allora “esotico” Gargano, una terra che alla fine degli anni Ottanta era già sinonimo di mare spettacolare, spiagge e calette, paesini arroccati e che per noi, che abitavamo in Emilia, abituati al nostro Adriatico, era “lontana” e sembrava quasi irraggiungibile (allora il Salento non era ancora di moda...).

Tante volte, a quei tempi, abbiamo pensato “dai andiamo in Gargano” ma poi si rimandava sempre all’anno dopo, c’era sempre qualche altra meta più esotica, più affascinante nella nostra mente e gli anni sono passati senza che mai prendessimo una decisione. Poi è arrivato il Covid-19, il lungo lockdown, la voglia di uscire dopo tre mesi chiusi tra le mura di casa e allora, dopo varie vacanze all’estero e in altre zone d’Italia, nel 2020 abbiamo detto“dai andiamo in Gargano” riuscendo finalmente a visitare questo promontorio e facendoci conquistare dalle sue bellezze, dalla sua gente e dai suoi paesaggi.

Arrivando da nord, la prima tappa del Gargano sono i laghi di Lesina e di Varano. Lesina si stava risvegliando dal lockdown: pochi negozi e ristoranti aperti, il lungolago sferzato dal vento in arrivo dal mare, le acque del lago che quel giorno aveva il colore della sabbia, le barche ormeggiate nei pressi della riva in attesa di uscire per la pesca. 



Lago di Lesina - foto Luca Zecchini​

Ci siamo poi avviati verso Peschici lungo la SS693 e qui gli occhi hanno potuto scoprire i contrasti di questo territorio: alla nostra destra i verdi e i gialli dei campi, le grosse balle di fieno abbandonate ad asciugarsi ai raggi di sole di inizio estate, con i parchi eolici sullo sfondo; a sinistra il lago, la striscia di terra che lo divide dal blu del mare. Impossibile non fermarsi un attimo e per uno come me, amante della fotografia, non fare qualche scatto per avere poi il tempo di riguardarlo poi nelle giornate senza sole del nostro inverno.


Campi del Gargano - foto Luca Zecchini​

Non abbiamo mai particolarmente amato i nastri di strada diritti e veloci e quindi ci siamo lasciati alle spalle la SS693 per addentrarci verso il lago di Varano, altro specchio lacustre, passando per piccole stradine di campagna, tra fichi d’india, case diroccate e alla fine arrivando alla spiaggia di Torre Mileto. Il viaggio è continuato sulla striscia di terra che separa il lago di Varano dal mare, un lembo di terra stretto e pieno di profumi; attorno, il silenzio di una domenica pomeriggio e una strana sensazione, quella di essere uno dei primi turisti a passare da questi posti dopo tanto tempo. Ma anche la felicità di essere finalmente in vacanza con qualche preoccupazione in meno. E di godere, finalmente, delle nostre bellezze.




Torre Mileto e lago di Varano - foto Luca Zecchini​

Poi è stata la volta di Vieste e Peschici; luoghi ricchi di storia, tra le loro stradine strette, le case bianche e le persone che ci hanno accolto sempre con un sorriso, con una parola mentre giravamo per le salite e le discese, nei piccoli negozi di artigianato. Paesini arroccati lassù, sulle loro rocce, a guardare il mare dai colori contrastanti.

Vieste con il suo “Pizzomunno” e la sua storia, raccontata anche in una canzone da Max Gazzè e disegnata su una scalinata piena di frasi e cuori, ci ha colpito per la vivacità del suo centro storico, per i colori e i profumi che uscivano dalle abitazioni; la gente che fa la spesa dall’ambulante con la frutta e la verdura fresca, i negozi con il pesce fresco esposto. Alla fine delle strette vie verso il mare la possibilità di vedere davanti a sé panorami diversi, la chiesa, il mare, il Pizzomunno.




Vieste - foto Luca Zecchini​

La strada che da Vieste torna verso Peschici è fatta di insenature, calette, trabucchi; noi siamo capitati in una giornata con il cielo grigio ma che non ha tolto bellezza e fascino a quel tratto di costa che è bello percorrere con calma, fermandosi ogni tanto per guardare lontano e vedere le isole Tremiti, che appaiono lì di fronte. 


Trabucco lungo la costa - foto Luca Zecchini

Anche Peschici ci ha colpito, più piccola di Vieste e più raccolta, con un centro storico che, visto con pochi turisti, si apprezza con grande soddisfazione. Anche un gelato artigianale ci ha fatto pensare: ancora una volta, si sentiva nel suo profumo la qualità delle materie prime di questa terra. 


Peschici - foto Luca Zecchini​

Peschici rimane impressa anche alla sera, quando le luci rendono vivo il colore delle sue case bianche con le porte blu e i negozi ti attirano per riuscire a portare a casa un ricordo della loro terra. In quei giorni le stradine stavano iniziando a rivedere gente forestiera e a riempirsi di voci.


Peschici - foto Luca Zecchini​

E alla fine il mare, perché in Gargano c’è anche quello, bello, limpido e che ti invita a tuffarti e a nuotare in libertà, a camminare sulle sue spiagge e a cercare di entrare nelle calette e nelle grotte che ha scavato nel tempo.



Peschici - foto Luca Zecchini​

In poche parole: il viaggio in Gargano è stata una scoperta di una nuova passione, di un territorio fatto di persone, profumi e sapori, colori e luoghi che rimangono impressi nella mente e nel cuore, che fanno scattare una #passioneitalia grande e che fanno dire... ci vediamo l’anno prossimo!
 

 
Peschici - foto Luca Zecchini​
 
22 Gennaio 2021

Aieta, il borgo della Calabria dove il tempo s'è fermato

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Maria Nives Riccardi
Touring Club Italiano, attraverso il volontariato di impresa, si prende cura dell'Italia: ecco la "Passione Italia" di un dipendente Credem
Da diversi anni, Touring Club Italiano mette a disposizione delle aziende la propria esperienza per concretizzare partnership efficaci che abbiano impatti positivi sui territori e le comunità, anche grazie a iniziative di volontariato di impresa. Negli anni scorsi i dipendenti di diverse aziende, affiancati dai soci volontari del Touring Club Italiano, hanno accolto cittadini e turisti nei luoghi Aperti per Voi; negli ultimi mesi, invece, per far fronte alla pandemia, è stato ideato un volontariato di impresa “social". 
 
A partecipare a quest'ultima formula, nel mese di dicembre 2020, alcuni dipendenti del Gruppo Credem: dopo un percorso formativo sul tema del viaggio e del racconto di viaggio, a loro è stato chiesto di realizzare un elaborato sul tema "Passione Italia". Come molti ricorderanno, "Passione Italia"è la campagna lanciata a marzo 2020 con la quale il Touring ha voluto contrapporre alla mappa del contagio la mappa della bellezza italiana; un invito per tutti a “viaggiare da casa”, per scoprire e riscoprire ciò che il Paese ha da offrire. In questo contesto abbiamo chiesto anche ai dipendenti di Credem di raccontarci la loro personale "Passione Italia": un luogo, un'esperienza, un momento da ricordare e da suggerire anche ai lettori. 

Ecco il contributo di Maria Nives Riccardi; tutti gli altri li potete trovare a questo link.



LA PACE DI AIETA
di Maria Nives Riccardi

La scorsa estate, quelli come me abituati a viaggiare oltreoceano nei periodi di ferie un po' più lunghi si sono visti negare la propria passione - oltre che, per i collezionisti più accaniti, l’aggiunta di un altro insolito timbro sul passaporto. Così, dopo aver programmato ed annullato un viaggio in Giappone, mi sono ritrovata ad aggiungere al mio bagaglio personale tanti piccoli borghi italiani, scelti un po' per patriottismo e un po' perché più sicuri rispetto ai centri affollati delle metropoli e delle mete turistiche. Dalla Sicilia al Trentino, tornerei ad Aieta, un piccolissimo borgo medievale dell’Alto Tirreno Cosentino, all’interno del Parco nazionale del Pollino.

In una caldissima domenica di fine giugno, raggiungo Aieta in auto. Il tragitto di montagna è estremamente piacevole: gli alberi riparano dal sole rovente e le curve a gomito non sono poi così faticose da affrontare. La mia prima impressione su questo nuovo posto, che conta circa 850 abitanti, può essere circoscritta in una sola parola: pace. È proprio vero, in alcuni posti del mondo è come se il tempo si fosse fermato su una pellicola in bianco e nero e gli abitanti fossero eterni. 
 

Pellicola - Aieta, Calabria - foto di Maria Nives Riccardi
 
Appena arrivata, mi affaccio dalla balconata che costeggia la stradina di accesso al centro abitato e ascolto la natura. A sinistra i tetti arancioni delle storiche abitazioni separano l’azzurro del cielo ed il verde delle montagne; a destra, invece, ecco l’infinità del mare. 


Panoramica  - Aieta, Calabria - foto di Maria Nives Riccardi
 
Mi incammino verso le facciate bianche delle case. Delle stradine acciottolate del centro storico mi colpiscono i dettagli: le panchine colorate, le incisioni su pietra, i portali in legno, la fontanina in piazza, un sali e tabacchi dall’insegna un po' sbiadita, i bambini del posto che giocano a calcetto nei cortili delle loro abitazioni e non appena ti vedono, smettono, sorridono e ti salutano educatamente, quasi come se tutto il borgo fosse la loro casa e loro fossero davvero felici di aprirti le loro porte. Credo che il proprietario del “Sali e Tabacchi”, fermo sulla soglia della porta, avesse almeno 90 anni, eppure, ancora in piena attività e soprattutto, mai stanco di fornire indicazioni ai curiosi passanti. 


Dettagli di Aieta, Calabria - foto di Maria Nives Riccardi
 
Mi indica la via per arrivare al palazzo Rinascimentale, ristrutturato di recente, ma prima, mi dice di entrare nella chiesa che si trova esattamente di fronte alla sua attività: Santa Maria della Visitazione, famosa, in particolare per un quadro ad olio, di F. Santafede, che raffigura la Visitazione e uno strumento del ‘600, l’organo Bossi. 

Tante, lungo la strada, le cappelle e le croci incise sulla pietra, in particolare, la Cappella di San Giuseppe e quella dell’Addolorata al Ponte. Sembra incredibile come un posto così piccolo contenga così tante bellezze. Come il passaggio nel vico dei baci, una tra le stradine più strette d’Italia: è largo solo 52 centimetri - per questo, forse, si è costretti a baciarsi se lo si attraversa in due.


Vico dei baci - Aieta, Calabria - foto di Maria Nives Riccardi
 
Tra strade larghe, altre strette, talvolta strettissime e scalinate, arrivo al Palazzo Rinascimentale che sovrasta il borgo, ed è lì che termina il viaggio, almeno quello della vista. Quello del gusto invece, inizierà poco dopo, poiché oltre ai rumori, ai colori, agli odori di un posto, mi piace ricordarne, sempre, anche i sapori. Il ristorante “La Baita”, gestito da giovanissimi aietani è l’espressione del vero, che è antico, ma sempre nuovo. Affaccia sulle montagne ed offre una vista spettacolare: peperoni cruschi, salumi e formaggi del posto, fiori di zucca, verdure appena coltivate, fusilli di pasta fresca e l’olio dei Marchesi Gallo, un noto frantoio calabrese, di cui ricordo ancora il retrogusto al bergamotto, al limone e al tartufo.  
 

Fusilli di pasta fresca - Aieta, Calabria - foto di Maria Nives Riccardi
 
Aieta è stato il primo borgo della mia estate tutta italiana e forse è per questo, insieme al fatto che è un borgo del sud, che è entrato nella classifica dei miei posti preferiti. 
 
22 Gennaio 2021
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